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Sagittarius A, la prima foto del buco nero

La prima foto del buco nero, che in un mondo così feroce ci fa ancora sognare

La foto del buco nero, Sagittarius A, mostrata ieri a tutto il mondo riapre le porte della nostra meraviglia. Di fronte a tutto questo le manie di potenza sulla Terra appaiono ancora più miserabili.

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Il buco nero non è poi così nero, tanto che ora ne abbiamo una fotografia. La prima non tanto di un buco ma del nostro, quello che si trova nella Via Lattea: Sagittarius A. In un certo senso la destinazione finale di questa porzione di universo, ma anche la componente – come intuì Einstein, senza potere avere informazioni poi divenute disponibili – che lo tiene in equilibrio.

Un buco nero ha una tale forza attrattiva che nulla può sfuggirgli, neanche la luce. Per questo lo si chiamò “nero”. In quanto a “buco” la spiegazione è più semplice: inghiotte la materia e risucchia quel che ha attorno. Hawking definì «orizzonte degli eventi» la linea oltre la quale nulla più può essere catturato e sarà concentrato fra la materia che vi precipita. Ma capì anche che da quell’orizzonte dovevano pur partire radiazioni e gas incandescenti, che sono quelli ora fotografati.

Per riuscirci è stata necessaria una vasta collaborazione internazionale, con un’area d’osservazione praticamente estesa in tutto il mondo. E lasciateci romanticamente dire che quella è la collaborazione internazionale che amiamo. Sarà anche banale dirlo, ma davanti a queste grandezze, in cui leopardinamente naufragare, la ferocia degli scontri e le manie di potenza che producono morte emergono in una luce di cristallina miserabilità.

Il fascino di questi successi sta proprio nel restituire alle menti di tutti, anche di quanti non hanno competenze specifiche, la frontiera dell’avventura. Perché il mondo in cui viviamo è ancora da scoprire.

di Gaia Cenol

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