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Il ceto medio, fra lavoro e libertà

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Non si è mai parlato così tanto del ceto medio come oggi. Il ceto medio di qua e di là, di sopra e di sotto. Sì, va bene. Ma poi, alla fin fine, che cos’è?

Il ceto medio

Il ceto medio, fra lavoro e libertà

Non si è mai parlato così tanto del ceto medio come oggi. Il ceto medio di qua e di là, di sopra e di sotto. Sì, va bene. Ma poi, alla fin fine, che cos’è?

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Il ceto medio, fra lavoro e libertà

Non si è mai parlato così tanto del ceto medio come oggi. Il ceto medio di qua e di là, di sopra e di sotto. Sì, va bene. Ma poi, alla fin fine, che cos’è?

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Non si è mai parlato così tanto del ceto medio come oggi. Il ceto medio di qua e di là, di sopra e di sotto. Sì, va bene. Ma poi, alla fin fine, che cos’è? Gira e rigira, tra sociologia, economia e giurisprudenza non se ne viene a capo e, allora, la definizione migliore si legge ancora nel pamphlet dell’abate Sieyès che fece la Rivoluzione in Francia: «Che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa è stato finora? Nulla. Che cosa chiede di essere? Qualcosa».

È da questo “qualcosa” che nacque quel regime politico-istituzionale – in realtà già esistente in Inghilterra da quasi un secolo – che chiamiamo Stato liberale di diritto, all’interno del quale ancora viviamo e ci agitiamo. E come il Terzo Stato (ossia la borghesia) era terzo tra il clero da una parte e la nobiltà dall’altra, così il contemporaneo ceto medio (che quasi ci si vergogna a chiamare borghesia) sta nel mezzo tra – semplificando, ma semplificando proprio molto – i poveri e ricchi. È su questo ceto medio o mediano che si reggono le democrazie. Sì, ma perché? Perché il ceto medio per stare al mondo lavora e lavorando diventa autonomo e crea e custodisce la libertà. Ne consegue che se ruina (come diceva Machiavelli) il ceto medio, va in malora la democrazia.

Il valore del ceto medio – il lavoro – è inscritto a chiare lettere nell’articolo 1 della Carta costituzionale. Anzi, in quelle tre righe ci sono i tre concetti fondamentali non solo della nostra democrazia ma anche della condizione nostra in quanto esseri umani. Vale la pena ricordarli perché sono molto istruttivi per il dibattito politico: lavoro, sovranità, limite. Si tratta di tre concetti/fatti che si richiamano l’un l’altro.

Leggiamo: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Dunque, il lavoro fonda la Repubblica e la sovranità è popolare ma limitata. Purtroppo nella Carta la parola “limite” ricorre soltanto due volte ma è il concetto-chiave per avere la libertà, che non è una manna che scende dal cielo ma una conquista faticosa che si custodisce giorno per giorno lavorando. Il Terzo Stato dell’abate Sieyès fece la Rivoluzione proprio perché lavorava.

Marx, che venne al mondo una trentina d’anni dopo, s’innamorò della borghesia e della sua capacità di trasformare il mondo ma nutrì l’insana passione di superare lo Stato liberale di diritto per creare una cosa nuova che non si è mai capito cosa fosse e si è sempre realizzata come – usiamo un eufemismo – tirannia. Perché? Perché il “socialismo scientifico” immaginato e poi realizzato negava proprio il valore fondamentale del ceto medio: il lavoro. La borghesia lavoratrice non solo produce ma impedisce anche due mali estremi che reciprocamente s’implicano: i reazionari e i rivoluzionari. I primi vogliono il privilegio, i secondi il comunismo. Entrambi si richiamano a una sovranità illimitata e così distruggono il bene fondamentale: la libertà.

Il ceto medio, allora, è davvero prezioso perché ha in sé – al di là delle intenzioni e delle consapevolezze personali – la funzione della mediazione e chi realmente media tra i due poli opposti è il lavoro. Autonomia, iniziativa, innovazione sono le virtù del ceto medio che possono essere agevolate dal governo e dalle leggi ma che più significativamente si affermano il più delle volte al di fuori delle varie cittadelle pre-esistenti: politiche, sindacali, accademiche, burocratiche. Che cos’è il ceto medio? Tutto. Cos’è stato finora? Nulla. Cosa chiede di essere? Qualcosa. Nell’interesse di tutti.

di Giancristiano Desiderio

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