Il Covid è un’arma perfetta che non consente errori in battaglia
Secondo la dottrina militare, il Covid 19 è un’arma perfetta: militarmente un capolavoro tale da aver generato i noti sospetti. Una rottura del consenso nell’opinione pubblica e il crollo di fiducia spazzerebbe via ogni linea offensiva.
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Il Covid è un’arma perfetta che non consente errori in battaglia
Secondo la dottrina militare, il Covid 19 è un’arma perfetta: militarmente un capolavoro tale da aver generato i noti sospetti. Una rottura del consenso nell’opinione pubblica e il crollo di fiducia spazzerebbe via ogni linea offensiva.
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Il Covid è un’arma perfetta che non consente errori in battaglia
Secondo la dottrina militare, il Covid 19 è un’arma perfetta: militarmente un capolavoro tale da aver generato i noti sospetti. Una rottura del consenso nell’opinione pubblica e il crollo di fiducia spazzerebbe via ogni linea offensiva.
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Secondo la dottrina militare, il Covid 19 è un’arma perfetta: militarmente un capolavoro tale da aver generato i noti sospetti. Una rottura del consenso nell’opinione pubblica e il crollo di fiducia spazzerebbe via ogni linea offensiva.
Secondo la dottrina militare, Covid-19 è un’arma perfetta: uccide in modo casuale in numero sufficiente a diffondere paura, intasa le strutture logistiche, consuma risorse ingenti, logora la prima linea, inabilita quelli che colpisce, condiziona la vita di chi è risparmiato, sembra arginato ma ricompare di sorpresa e più aggressivo logorando il morale e, infine, provoca rotture e reazioni nella pubblica opinione rendendo il fronte interno infido e difficile; militarmente un capolavoro al punto da aver ingenerato i noti sospetti.
Sconfiggerlo significa tenere insieme tutti i fattori sopracitati seguendo per ognuno la dottrina del second best, con particolare attenzione per l’ultimo perché una rottura del consenso nella opinione pubblica e il conseguente crollo di fiducia nel risultato finale spazzerebbe via ogni linea offensiva.
Non abbiamo alcun ostacolo filosofico o etico alla obbligatorietà della vaccinazione per tutte le note e buone ragioni che non ricorderemo, apprezziamo la scelta del governo di ampliare il perimetro del Super Green Pass perché rimane all’interno della scelta individuale anche in una battaglia complicatissima e perché è la più praticabile strada al riparo dal rischio delle gride manzoniane.
Rendere obbligatorio il vaccino implica un sistema di controllo e sanzione imponente la cui assenza o inefficienza sarebbe per i vaccinati del tutto inaccettabile e non priva di conseguenza sulla credibilità del fronte Interno. La scelta individuale invece richiede controlli sì rigorosi ma non imponenti e introduce la possibilità di applicare differenze per il costo del servizio sanitario tra vaccinati e non vaccinati, caricando i secondi delle conseguenze sociali delle loro scelte essendo quelle individuali limitate al lavoro e allo svago. E se ci si attesta sulla linea della ‘scelta individuale consapevole’ allora non ci si può opporre all’obbligo vaccinale per i minori, dato che la scelta è patrimonio solo della maggiore età, in questo modo garantendo sia una minore diffusione del virus ma soprattutto assicurando con la presenza a scuola il futuro a una generazione che rischia di pagare caro il prezzo della vittoria sul Covid-19.
di Flavio Pasotti
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