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Matrimonio lavanda

Il matrimonio alla lavanda

Non sono pochi coloro che ammettono che, in fondo, il “matrimonio lavanda” è proprio ciò che desiderano per la loro vita

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Il matrimonio alla lavanda

Non sono pochi coloro che ammettono che, in fondo, il “matrimonio lavanda” è proprio ciò che desiderano per la loro vita

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Non sono pochi coloro che ammettono che, in fondo, il “matrimonio lavanda” è proprio ciò che desiderano per la loro vita

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Non sono pochi coloro che ammettono che, in fondo, il “matrimonio lavanda” è proprio ciò che desiderano per la loro vita

Ma chi te lo fa fare, a cinquanta o sessant’anni, dopo una vita di maremoti emotivi, di sfidare di nuovo la sorte affrontando l’ennesima fregatura con uno che al trenta per cento è psicopatico, al venti maniaco depresso, al dieci narcisista e per il resto innamorato della figlia che chiama “lamiaprincipessa” tutto attaccato? O di iscriverti a un’altra app per cuori infranti in cui trovi solamente femmine che vivono con cinque gatti sul letto e il latte scaduto in frigo? Dai boomer alla Gen Z, tutti si dicono estenuati dall’idea di stare in coppia o dall’inutile ricerca della stessa: le app di incontri hanno esaurito il loro tocco magico e, pur avendo generato oltre 5 miliardi di dollari nel 2023, non rispondono più alle esigenze dei giovani. I nati nel secolo precedente invece, secondo le analisi, le usano solo per una toccata e fuga.

Fatto sta che trovare un partner, che si viva in una metropoli o in provincia, è diventato molto complicato: l’incontro magico dei film anni Novanta va cestinato in partenza. Quale coppia di amici, invitandoti fuori a cena, ti presenta l’uomo della tua vita? Con precisione, in quale fila del supermercato, fra pelati e surgelati, troverò la donna dei miei sogni? A fornire la soluzione è un tiktoker da 300mila follower, Robbie Scott, il cui video ha toccato 5 milioni di visualizzazioni: «Non è una burla, sto raccogliendo domande per il “matrimonio lavanda”! Sarò tuo marito e potremo permetterci utenze e tasse. Puoi uscire con chi vuoi! In cambio ti difenderò, chiacchiereremo, sarò la tua spalla, ho dei risparmi da parte, non sono avaro, mi prenderò cura di te e andremo in vacanza ogni anno. Scrivimi!».

Se lì per lì la proposta fa sorridere, più ci si riflette e meno i lavender marriage paiono strampalati: termine coniato all’inizio del XX secolo, descriveva l’unione fra un uomo e una donna in cui almeno un partner era omosessuale. Il matrimonio forniva alla coppia la rispettabilità sociale e un paravento per proseguire la frequentazione di altre persone. Tra gli esempi più eclatanti si vocifera di Rodolfo Valentino e Jean Acker, ma anche di Leonard Bernstein con la moglie Felicia, Marlene Dietrich e Rudolf Sieber, Spencer Tracy e Katharine Hepburn, Rock Hudson e Phyllis Gates, Anthony Perkins e Berry Berenson. Ma questo era il vecchio modello.

Come riporta il sito “Business Insider”, con l’hashtag #lavendermarriage il trend sta accendendo la curiosità. Vivere da soli costa, soprattutto nelle grandi città. Le famiglie sono lontane, trovare un compagno – preferibilmente sano di mente – è complicato. La psicologa clinica Christine Devore ha sottolineato come un “matrimonio lavanda” possa offrire una soluzione pratica alle sfide della vita: «Allevia lo stress finanziario, le delusioni del mondo degli incontri e consente reciproca indipendenza». Molti sono i benefici pratici, come diritti parentali ed ereditari, sgravi fiscali, accesso alla pensione di reversibilità, amicizia, sollievo nei momenti di solitudine, possibilità di viaggiare in due, di raccontarsi le giornate, di affrontare la vita senza il cotédell’impegno sentimentale o sessuale.

Fra chi commenta il video non sono pochi coloro che ammettono che, in fondo, il “matrimonio lavanda” è proprio ciò che desiderano per la loro vita. Non resta che prenotare i confetti e proporlo al nostro migliore amico. Magari in Costa Azzurra.

di Nathalie Santin

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