Il rave sgomberato a Modena. Un esempio
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                I partecipanti del rave di Modena hanno lasciato l’edificio, nonostante il clou dell’evento fosse previsto per la notte di Halloween. Non ci sono stati scontri, non ci sono stati incidenti
        
        		
				
	
		
	
		
        
	
		
	
		
        
        
    
Il rave sgomberato a Modena. Un esempio
I partecipanti del rave di Modena hanno lasciato l’edificio, nonostante il clou dell’evento fosse previsto per la notte di Halloween. Non ci sono stati scontri, non ci sono stati incidenti
        
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Il rave sgomberato a Modena. Un esempio
I partecipanti del rave di Modena hanno lasciato l’edificio, nonostante il clou dell’evento fosse previsto per la notte di Halloween. Non ci sono stati scontri, non ci sono stati incidenti
        
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AUTORE: Annalisa Grandi
Ci sarà senz’altro chi cavalcherà l’onda di quanto avvenuto inneggiando al “pugno di ferro”. La verità è che quello che è successo con il rave di Modena dimostra che quando ci si muove in modo razionale anche un disastro annunciato può risolversi in una bolla di sapone. Certo ci sono state ore di tensione, certo in pochi avrebbero scommesso che tutto sarebbe finito così presto e senza disordini. La verità è che, oltre all’ordine del ministro Piantedosi di sgomberare i circa 3mila partecipanti del raduno abusivo, hanno funzionato le capacità di mediazione di chi, concretamente, quello sgombero avrebbe dovuto metterlo in atto. Ovvero i funzionari di polizia, la Digos, insomma le forze dell’ordine.
Un edificio pericolante, pieno zeppo di ragazzi imbottiti di alcol e stupefacenti, poteva essere una bomba a orologeria. Invece i partecipanti hanno lasciato l’edificio, nonostante il clou dell’evento fosse previsto per la notte di Halloween. Non ci sono stati scontri, non ci sono stati incidenti. Sicuramente un modello a cui guardare, sicuramente la dimostrazione pratica che ci sono circostanze in cui mediare non solo è utile, ma in fondo anche necessario. Amiamo più criticare che elogiare, ma questa volta non c’è critica che si possa muovere a chi ha dovuto gestire migliaia di persone le cui reazioni potevano essere tutt’altro che pacifiche. E a onor del vero, anche questi ragazzi probabilmente hanno capito che non valeva la pena rischiare guai seri per una festa, per quanto eccessiva fosse.
Di Annalisa Grandi
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