Ancora una volta è dovuto intervenire il Tribunale dei minori per sanare una situazione che resta fuori dalla legge italiana, ma che è oramai giurisprudenza consolidata. La sola novità consiste nell’avere dovuto procedere in fretta, perché il padre naturale di un bambino è a rischio di vita. Per il resto si tratta di casi conosciuti e non isolati: un bambino avuto all’estero, da una coppia omosessuale (in questo caso due padri), nel luogo di nascita registrato con i due genitori, mentre in Italia è trascritto con il solo genitore ‘naturale’.
I due avevano deciso di utilizzare la gestazione per altri, altresì maternità surrogata o utero in affitto. Supporre che il nome cambi la sostanza è pura ipocrisia. E si può – come chi scrive – essere contrari a questa pratica, illegale in Italia e in quasi tutta l’Unione europea; si può considerarla nel peggiore dei modi, non credendo che quel mercato sia alimentato da gestanti per presunta generosità piuttosto che in cambio di soldi; si può pensarla nel modo più netto senza per questo cancellare il problema successivo: il bambino è nato e vive in una famiglia omogenitoriale.
Se non se ne riconosce la condizione, in caso di morte del genitore ‘naturale’ o ‘biologico’, quel bambino resta orfano e senza protezioni. Una situazione assurda, che si risolve passando per il tribunale e chiedendo l’adozione in capo all’altro convivente. In questo caso per malattia, ma un decesso può anche essere improvviso e senza tempi per rimediare.
Di Gaia Cenol
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