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Il one man show nella tv globale

Ad oggi Youtube detiene oltre 200 milioni di iscritti, presente in 100 Paesi ed è guardata dal 95% degli utenti di Internet in 80 differenti lingue. Un grande successo persino per i bambini diventati nuovi youtuber milionari.
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Il one man show nella tv globale

Ad oggi Youtube detiene oltre 200 milioni di iscritti, presente in 100 Paesi ed è guardata dal 95% degli utenti di Internet in 80 differenti lingue. Un grande successo persino per i bambini diventati nuovi youtuber milionari.
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Ad oggi Youtube detiene oltre 200 milioni di iscritti, presente in 100 Paesi ed è guardata dal 95% degli utenti di Internet in 80 differenti lingue. Un grande successo persino per i bambini diventati nuovi youtuber milionari.
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Ad oggi Youtube detiene oltre 200 milioni di iscritti, presente in 100 Paesi ed è guardata dal 95% degli utenti di Internet in 80 differenti lingue. Un grande successo persino per i bambini diventati nuovi youtuber milionari.
Nel 2015 Ryan Kaji ha quattro anni. È nato in Texas da madre vietnamita e padre giapponese. Siamo in pieno web 2.0, che vuol dire condivisione dei contenuti in Rete, tanti blog, boom dei social network e una marea crescente di video creati dagli utenti (user generated content) e diffusi dal 2005 da YouTube, la più potente piattaforma di distribuzione video del globo, con una platea di oltre 2,3 miliardi di utenti attivi. Rayn va matto per le recensioni di giocattoli che alcuni suoi coetanei mettono in video su YouTube e ottiene dalla mamma di provarci pure lui. Mostra esperimenti scientifici e soprattutto recensisce giochi. Il modo di aprire le scatole (unboxing) dei giocattoli, le sue facce, le mosse di gioia, interesse e stupore – all’inizio spontanee e poi sempre più studiate – ne fanno nel 2020, dopo cinque anni di attività, lo youtuber più pagato al mondo: 29,5 milioni di dollari. Nel 2022 rimane nei primi dieci youtuber milionari (classifica del bisettimanale “Forbes”, ripresa dai media di mezzo mondo), sorpassato però da un’altra giovanissima di 7 anni, la russa Nastya (Anastasia Radzinskaya), youtuber per bambini doppiata in tedesco, arabo, bengalese, francese, portoghese, hindi, spagnolo, coreano, vietnamita e indonesiano. Al primo posto degli youtuber, dopo una fuga in avanti nei due anni della pandemia, c’è ora il 23enne MrBeast (video per beneficenza che inchiodano) che ha incassato nel 2021 ben 54 milioni di dollari. Tutti singoli ‘artisti’, si fa per dire, che sono diventati un’efficientissima macchina per soldi, dotati di una qualche creatività, con format televisivi quasi sempre incentrati su sé stessi, prodotti da un entourage spesso semplicemente famigliare, a volte integrato da qualche esperto (comunque ci sono mille manuali nel web che dicono come diventare youtuber). Poi ci sono i canali di YouTube capaci di avere oltre 200 milioni di iscritti, come il canale T-Series (colonne musicali di Bollywood e musica indiana pop) che a dicembre 2021 aveva raggiunto quasi 180 miliardi di visualizzazioni video, il più visto di tutti i tempi. Nella incessante gara miliardaria delle visualizzazioni c’è il record di un singolo video che ha doppiato i 10 miliardi di visualizzazioni: “Baby Shark”, nel quale bambini e bambine cantano e ballano, mimando con le mani le voraci fauci di un piccolo squalo. YouTube è presente in 100 Paesi, è guardata dal 95% degli utenti di Internet, in 80 differenti lingue (62%  uomini, 38% donne, tutte le fasce d’età, in lieve maggioranza giovani). Sono le cifre della nuova televisione decentrata, della piattaforma video globale (di Alphabet, proprietaria anche di Google e Chrome) dove in teoria ognuno può diventare autore e regista di sé stesso e vincere la partita dell’audience e del bilancio famigliare, dove si sono accasati anche grandi broadcaster e dove il modello di business è il più comune da due secoli: la pubblicità. È considerata a tutti gli effetti un social media perché gli spettatori sono anche produttori e si votano i video, formandosi così classifiche d’ogni genere. Ha disfatto la televisione tradizionale, ancor più dei Netflix, perché offre sia lo scaffale dove scegliere le serie e i programmi preferiti, sia canali super specialistici, sia i microprogrammi di quest’epoca del click (visione media 11 minuti e 24 secondi). È la televisione che perpetua un mondo sempre più del singolo e sempre meno del collettivo, dove se si socializza lo si fa dentro una bolla, assolutamente impermeabile ma sbandieratamente ‘social’. di Edoardo Fleischner

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