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Il turismo vola, ma i prezzi e taxi preoccupano

Ancora una volta, con l’approssimarsi delle feste comandate, tutti gli indicatori sembrano suggerire giorni felici per il turismo italiano. Ma rimangono i (soliti) problemi

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Il turismo vola, ma i prezzi e taxi preoccupano

Ancora una volta, con l’approssimarsi delle feste comandate, tutti gli indicatori sembrano suggerire giorni felici per il turismo italiano. Ma rimangono i (soliti) problemi

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Il turismo vola, ma i prezzi e taxi preoccupano

Ancora una volta, con l’approssimarsi delle feste comandate, tutti gli indicatori sembrano suggerire giorni felici per il turismo italiano. Ma rimangono i (soliti) problemi

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Ancora una volta, con l’approssimarsi delle feste comandate, tutti gli indicatori sembrano suggerire giorni felici per il turismo italiano. Ma rimangono i (soliti) problemi

Ancora una volta, con l’approssimarsi delle feste comandate, tutti gli indicatori sembrano suggerire giorni felici per il turismo italiano. Tanti gli stranieri in arrivo e almeno 10 milioni i connazionali che si metteranno in viaggio per due o tre giorni di spostamento come minimo. 

Molte città d’arte e località di villeggiatura sono a un passo dal tutto esaurito o già senza più strutture ricettive disponibili.

L’Italia continua a fare meravigliosamente il suo mestiere di meta turistica dalle caratteristiche uniche e a tenere botta, nonostante le condizioni geopolitiche degli ultimi anni non siano state di sicuro le più favorevoli. 

Come conseguenza, l’industria dell’accoglienza continua a macinare numeri straordinari e da tempo il segno “più“ è la costante del turismo di casa nostra. 

Purtroppo, come tante altre volte siamo stati costretti a sottolineare, non è questa l’unica costante con cui dobbiamo fare i conti (felici, nel caso precedente). La corsa dei prezzi continua e il turista-cliente ha sempre più la sgradevole sensazione che ci sia in ogni caso la scusa perfetta per giustificare richieste assurde per pernottamenti in strutture appena decenti, conti stellari per un pranzo o una cena in ristoranti dal servizio approssimativo e così via. 

Non ci riferiamo naturalmente all’offerta di altissima o alta fascia, ma a quella in cui si fanno i veri, grandi numeri: negli alberghi a tre stelle, nella miriade di ristoranti ed esercizi commerciali chiamati ad accogliere la massa dei turisti. In queste realtà resta la spiacevole sensazione che in Italia il tempo scorra lentissimamente quando si tratta di investire nel nuovo, nella formazione del personale, più in generale nelle novità al passo con i tempi pensate per aumentare il tasso di soddisfazione, il piacere e il benessere del turista.

Sembra incredibile, ma per troppi operatori del settore quest’ultimo non è tanto un cliente da conquistare e coccolare per il futuro, ma un incasso da massimizzare nel presente (se non direttamente da spennare), perché tanto ci sarà sempre qualcuno che ne prenderà il posto se dovesse scegliere un’altra meta per il prossimo viaggio. 

Ne scrivemmo fino alla noia la scorsa estate, lo abbiamo ripetuto a Natale, arriva la Pasqua e siamo sempre qui a prepararci ad un altro weekend lungo in cui trovare un taxi sarà un’impresa titanica. Una realtà scandalosa, pari solo all’incapacità politica di afferrare il toro per le corna e risolvere una volta per tutte questa indecenza. Addirittura peggiorata dalla minaccia di intervenire con regole draconiane ai danni degli autisti del noleggio con conducente, vale a dire dei servizi modello Uber. 

Il turismo, insomma, continua a essere un fenomeno dagli effetti strabici: la gioia per una macchina con pochissimi eguali al mondo e l’imbarazzo per problemi e mancanze sempre uguali a cui nessuno sembra voler mettere mano per una soluzione radicale e definitiva.

di Fulvio Giuliani

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