Incidenti stradali, non basta una nuova legge
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Incidenti stradali, non basta solo una nuova legge. L’ultima tragedia raccontata dalle cronache è la morte di quattro ragazzi nel ribaltamento di un’auto nei pressi di Cagliari

Incidenti stradali, non basta una nuova legge
Incidenti stradali, non basta solo una nuova legge. L’ultima tragedia raccontata dalle cronache è la morte di quattro ragazzi nel ribaltamento di un’auto nei pressi di Cagliari
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Incidenti stradali, non basta una nuova legge
Incidenti stradali, non basta solo una nuova legge. L’ultima tragedia raccontata dalle cronache è la morte di quattro ragazzi nel ribaltamento di un’auto nei pressi di Cagliari
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AUTORE: Luigi Santarelli
L’ultima tragedia sulle strade raccontata dalle cronache è la morte di quattro ragazzi nel ribaltamento di un’auto nei pressi di Cagliari, nella notte fra sabato e domenica scorsi. A rendere se possibile ancora più straziante la storia è l’età delle vittime: due ragazzi di vent’anni e due ragazze di diciannove e ventiquattro. Altri due coetanei, che si trovavano in macchina con loro, sono invece riusciti a salvarsi. Sei persone in totale, in un’auto omologata per cinque che si è ribaltata dopo aver colpito un cordolo intorno alle quattro e mezza del mattino.
Tralasciando per un momento la dinamica dei fatti, sarebbe fin troppo banale ricordare che l’immenso dolore delle famiglie di quei ragazzi non è nemmeno lontanamente immaginabile da chi ne scrive sulle pagine di un giornale. Non lo è nemmeno da politici e amministratori che, come chiunque legga di certe tragedie, si augurano che queste mai più si ripetano. Sarebbe però opportuno che quel dolore collettivo solleciti interventi ragionati, pur nell’assurdità del ricordarsi del problema soltanto quando qualcuno perde la vita. Posto però che le cose funzionano così, almeno se ne approfitti.
Il ministro delle Infrastrutture ha invitato il Parlamento all’approvazione il prima possibile del nuovo disegno di legge sulla sicurezza stradale. E però a volte la realtà è diversa, più semplice forse. Una è che, per quanto sia impossibile da accettare, tragedie come queste succedono e succederanno. Lo dimostrano i dati: la responsabilità umana è la prima causa di incidenti. Per quanto si possa intervenire, sarà pressoché impossibile impedire all’uomo di provocare danni a sé stesso o ad altri.
Un’altra è che gran parte di quanto sarebbe necessario si può fare anche senza una legge. In prima istanza manutenere le infrastrutture di trasporto, garantire che siano sempre adeguatamente illuminate e praticabili in sicurezza in qualsiasi condizione meteo, oltre che dotate di una segnaletica adeguata. È normale amministrazione del territorio o almeno dovrebbe esserlo. E ancora: lavorare sull’innovazione tecnologica del veicolo e di come questo interagisce e comunica con la strada. Negli ultimi anni l’evoluzione dei sistemi di sicurezza attivi e passivi, quindi di prevenzione e gestione dell’incidente, è notevolmente progredita e le strade sono diventate enormemente più sicure.
È chiaro però che i numeri delle vittime dicono che tutto questo ancora non basta. Lavoriamo piuttosto su questo: rendere più facile la vita ai ricercatori che di questo si occupano e anche alle cattivissime aziende di quel che resta della nostra industria automobilistica, per smettere di essere un Paese in cui il governo considera una grande innovazione uno strumento vecchio di anni come l’alcol key, che impedisce a un ubriaco di mettersi al volante.
di Luigi Santarelli
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