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Insegnanti aggrediti: uno studente espulso, gli altri nove in condotta

Insegnanti aggrediti: uno studente bocciato ed espulso, gli altri promossi con 9 in condotta. Per il primo farà ricorso la famiglia, per gli altri l’insegnante scriverà al ministro
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Insegnanti aggrediti: uno studente espulso, gli altri nove in condotta

Insegnanti aggrediti: uno studente bocciato ed espulso, gli altri promossi con 9 in condotta. Per il primo farà ricorso la famiglia, per gli altri l’insegnante scriverà al ministro
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Insegnanti aggrediti: uno studente espulso, gli altri nove in condotta

Insegnanti aggrediti: uno studente bocciato ed espulso, gli altri promossi con 9 in condotta. Per il primo farà ricorso la famiglia, per gli altri l’insegnante scriverà al ministro
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Insegnanti aggrediti: uno studente bocciato ed espulso, gli altri promossi con 9 in condotta. Per il primo farà ricorso la famiglia, per gli altri l’insegnante scriverà al ministro
Uno bocciato ed espulso, gli altri promossi con nove in condotta. Per il primo farà ricorso la famiglia, per gli altri l’insegnante scriverà al ministro. Storie diverse ma simili, storie di ragazzi che hanno aggredito le loro insegnanti: uno l’ha accoltellata, gli altri l’hanno colpita con una pistola a pallini e lei ha rischiato di perdere un occhio. Eppure gli istituti frequentati dai ragazzi hanno scelto strade diverse, che possono fare ugualmente discutere. Tutti i protagonisti di queste aggressioni andavano relativamente bene a scuola, ma il ragazzo che ha accoltellato la docente è stato bocciato ed espulso. Ovviamente per quello che ha fatto. Nell’altro caso gli studenti sono stati invece promossi: come se il loro gesto non abbia intaccato il percorso scolastico, come se la scuola non sia anche una questione di comportamenti. La percezione della gravità delle proprie azioni e delle relative conseguenze sembra non esserci in molti adolescenti. Tanto meno nei loro genitori, che per primi dovrebbero far capire loro la differenza fra ciò che è giusto e ciò che non lo è. A 16 anni non si è più bambini ma ancora non si è adulti. È un’età difficile e cruciale, da cui dipende molto di quello che si diventerà in futuro. Se maturano la percezione dell’impunità, anche di fronte a gesti di enorme gravità, non si fa un favore a questi giovani. Certo, il minore che sbaglia dev’essere rieducato e in fondo è proprio quello lo scopo degli istituti penali per minorenni: consentire il loro recupero e reinserimento nella società. È facile comprendere che se non subiscono conseguenze per i propri gesti sviluppano un pericoloso senso di onnipotenza: posso tutto, tanto tutto mi sarà perdonato. Tra l’altro, nei casi che abbiamo citato all’inizio perdere l’anno scolastico è proprio il minore dei problemi, visto che è ovvio che si tratta di adolescenti per cui è necessario un percorso di rieducazione. Di storie in questi giorni ne abbiamo sentite e lette molte: dai sedicenni arrestati per l’omicidio del clochard a Pomigliano d’Arco alle star ventenni di YouTube che in un incidente hanno ucciso un bimbo di cinque anni e che si scopre non avrebbero neanche chiamato i soccorsi. Non sono bravate. Non sono inciampi dell’adolescenza. Sono fatti gravissimi e la giovane età non li giustifica, semmai deve far preoccupare ancora di più. Che adulti saranno questi ragazzi? Che comportamento ci si può aspettare da loro? È un problema per la scuola, ma dovrebbe esserlo a maggior ragione per i loro genitori.   di Annalisa Grandi

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