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La ‘Dolce vita’ nel suo obiettivo

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Si è spenta Chiara Samugheo, prima fotografa professionista italiana. Immortalò le dive della Dolce Vita come la miseria del Sud Italia degli anni & 60. Diede vita a un nuovo modo di concepire il ritratto

La ‘Dolce vita’ nel suo obiettivo

Si è spenta Chiara Samugheo, prima fotografa professionista italiana. Immortalò le dive della Dolce Vita come la miseria del Sud Italia degli anni & 60. Diede vita a un nuovo modo di concepire il ritratto
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La ‘Dolce vita’ nel suo obiettivo

Si è spenta Chiara Samugheo, prima fotografa professionista italiana. Immortalò le dive della Dolce Vita come la miseria del Sud Italia degli anni & 60. Diede vita a un nuovo modo di concepire il ritratto
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Era di una bravura eccezionale Chiara Samugheo, una bravura tangibile e inequivocabile anche a occhi inesperti. Le sue fotografie avevano il potere di far parlare tutti, dalle starlette ai contadini del Sud Italia. Era poliedrica, Chiara Paparella – questo il suo vero cognome, cambiato poi per suggerimento del giornalista Pasquale Prunas, a lungo suo compagno di vita, in Samugheo, piccolo villaggio sardo – una vera ‘donna con gli attributi’ come ama descrivere la nostra società le donne forti. Sapeva immortalare lo star system con eleganza e delicatezza ma era anche perfettamente in grado di sporcarsi le mani in reportage sociali tutt’altro che ovattati. Celebri i suoi scatti di denuncia nell’immediato Dopoguerra, come quello dei ‘tarantolati’ in Puglia e delle baraccopoli napoletane. Si è spenta lo scorso 13 gennaio nella sua Bari, portando con sé il mistero sulla sua età (pare fosse del 1935 ma alcuni sostengono, invece, del 1925) e innumerevoli conversazioni intrattenute con le dive che ha immortalato e accolto nella sua vita come amiche e confidenti: Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Monica Vitti e Claudia Cardinale, solo per citarne alcune. L’intero panorama del conquistato benessere italiano postbellico è passato all’interno del suo obiettivo e quelle immagini continuano a essere impregnate disano ottimismo e fulgide speranze. Giocava con l’arte non sapendo che sarebbe diventata maestra di un nuovo modo di intendere la fotografia di studio, ripresa poi a modello nel cinema degli anni Ottanta. Donna di estrema cultura, radicata alla sua Bari nonostante un’intensissima vita professionale in giro per il mondo, non si lasciava sfuggire nessun tipo di legame artistico da cui attingere ispirazioni per la sua missione; era amica di Pier Paolo Pasolini, Giorgio Strehler, Enzo Biagi, Alberto Moravia. Il successo non le ha però mai fatto dimenticare che il suo era un mestiere complesso, perché fotografare è prima di tutto scegliere cosa sia importante e valga la pena di essere guardato. Nel fotogiornalismo, nella documentazione convogliava tutte le sue energie più preziose. Buona parte del suo immenso archivio fotografico – che conta più di 165mila scatti – è conservato presso il Centro studi e Archivio della comunicazione dell’Università di Parma. Il 2 giugno 2003 era stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica. Con lei se ne va un altro pezzo di quella ‘Dolce vita’ ormai dimenticata ma i suoi scatti restano lì, cocciutamente attaccati all’idea di una fotografia senza tempo.   di Raffaela Mercurio

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