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Maternità che divide

La maternità che divide

La maternità nel nostro Paese è diventata argomento da derby: ci si divide su uno dei pochi aspetti della vita che non dovrebbe registrare divisioni
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La maternità che divide

La maternità nel nostro Paese è diventata argomento da derby: ci si divide su uno dei pochi aspetti della vita che non dovrebbe registrare divisioni
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La maternità che divide

La maternità nel nostro Paese è diventata argomento da derby: ci si divide su uno dei pochi aspetti della vita che non dovrebbe registrare divisioni
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La maternità nel nostro Paese è diventata argomento da derby: ci si divide su uno dei pochi aspetti della vita che non dovrebbe registrare divisioni
Complici anche le strampalate uscite che abbiamo già avuto modo di commentare (duramente), il tema demografico in Italia – per essere più precisi, la maternità nel nostro Paese – è diventata argomento da derby. Ci si divide, ci si “separa”, su uno dei pochi aspetti della vita che a rigor di logica non dovrebbe registrare divisioni. Fatte sempre salve le libere scelte individuali, chi può “avercela” con la maternità? Viceversa, chi può mai ritenere che possa essere un obbligo, una specie di ordine di servizio di carattere etico e sociale a carico delle donne?! Una simile impostazione è così stupida da risultare molto più che stucchevole eppure una parte non trascurabile dei commenti e degli interventi sul tema sembra dividersi fra questi due estremi di totale inconsistenza. C’è un pezzo d’Italia spinto dagli immancabili rimestatori, convinto che il Paese vada “raddrizzato”. A cominciare dal ruolo della donna, da riportare in qualche misura nell’alveo del focolare. Ci sono questi rigurgiti, ma restano – oltre che ridicoli – tragicomici al punto da non meritare la nostra attenzione. Una punta di disprezzo semmai, non possiamo negarlo. Sul fronte opposto, non può essere però vietato qualsiasi ragionamento sull’andamento demografico italiano e sulla concezione di genitorialità (non solo maternità!) nel nostro Paese. Pena l’accusa di passatismo o altri “ismi” ben più ributtanti e pericolosi. Si può essere fra coloro, come scritto anche qui, che non si sognerebbero neppure in preda ai deliri di sostenere la necessità di propagandare fra le nostre ragazze il concetto di “massima aspirazione” nella maternità e al contempo sentire l’obbligo morale di lanciare forti allarmi sulla china che abbiamo preso. Amiamo i nonni, siamo la generazione che ha avuto la fortuna di poterseli godere ancora relativamente giovani, ma l’idea di una società di anziani, per anziani e che parli sostanzialmente solo di temi per anziani ci manda al manicomio. È quella verso cui ci stiamo dirigendo con indifferenza e più di una punta di incoscienza. Ripeterlo ogni volta che ce ne sia l’occasione non significa chiedere proprio nulla alle donne e in particolar modo alle giovani donne, ma a ciascuno di noi. Significa interrogarsi su un’idea di futuro, non poterne più di un paradossale e perenne scontro sulle pensioni che non si capisce chi dovrebbe pagarci, in un mondo senza giovani lavoratori. Per il 2024, uno dei più grandi regali che dovremmo farci è un dibattito maturo e onesto su un tema da cui dipendiamo tutti. Visto che ci troviamo, anche la capacità di ignorare ultras ed estremisti. Di Fulvio Giuliani

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