La provocazione diventa libertà
Oriana Fallaci: sempre vivo sarà il suo grido di libertà che abbatte le gabbie dei dogmi, delle dottrine e dei padroni
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Oriana Fallaci: sempre vivo sarà il suo grido di libertà che abbatte le gabbie dei dogmi, delle dottrine e dei padroni
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Oriana Fallaci: sempre vivo sarà il suo grido di libertà che abbatte le gabbie dei dogmi, delle dottrine e dei padroni
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Oriana Fallaci: sempre vivo sarà il suo grido di libertà che abbatte le gabbie dei dogmi, delle dottrine e dei padroni
Come definire in tre parole l’immortalità? «L’esserci, senza esserci» non vuole essere un banale giochino di parole, piuttosto la sintesi della resistenza post mortem. Oriana Fallaci, che in giovane età ha offerto il fianco alla resistenza antifascista, ha resistito anche alla sua morte, avvenuta a Firenze il 15 settembre 2006. Contestata per le sue dichiarazioni controverse e provocatorie – tanto da essere definita «una cattiva ragazza» – oggi è più viva che mai attraverso il bagaglio di parole e moniti di una prorompente attualità: Oriana, quella brava ragazza che difende i valori della civiltà occidentale, ha il dono della profezia e della lungimiranza.
È senza alcun dubbio la giornalista e scrittrice italiana più temeraria e passionale del ventesimo secolo. Dalla storia contemporanea rimbalzano le interviste ai potenti della Terra: tra questi Henry Kissinger, Indira Gandhi, Golda Meir, Lec Wałęsa, Sandro Pertini. Di particolare interesse gli incontri con Yasser Arafat, Mu’ammar Gheddafi e l’ayatollah Khomeini, leader della rivoluzione iraniana del 1979. Al cospetto di quest’ultimo, in un improvviso gesto d’indipendenza identitaria, si toglie il chador impostole prima di accordare l’intervista e lei stessa racconterà dell’ayatollah che, nel vederla a capo scoperto, si alza con la violenza di un colpo di vento e sparisce in un’ottica di cupezza.
La Fallaci si è confrontata con migliaia di persone e migliaia di donne, ferma nella personale consapevolezza: «Essere donna è un’avventura che richiede coraggio, una sfida che non annoia». Le donne sono protagoniste in molti suoi libri, primo tra tutti “Il sesso inutile”, un reportage in cui racconta le storie incredibili di spose bambine, geishe, matriarche, donne in carriera, madri, figlie e schiave: «In Cina nessun uomo ha mai avuto i piedi fasciati e ridotti a sette centimetri di muscoli atrofizzati e ossa rotte. Nei Paesi mussulmani nessun uomo ha nascosto la faccia sotto al lenzuolo per uscire in strada». Nel libro “Se nascerai donna”, la Fallaci realizza un viaggio attraverso le battaglie personali e sociali delle figure iconiche nei mondi del cinema, della moda e della politica, come la stilista Coco Chanel e Kate Millet, nota attivista radicale femminista americana. Fa rivivere da punti di vista diversi le conquiste delle donne dal dopoguerra agli anni Settanta: dalla minigonna ai tentativi di uscire dagli stereotipi, dalla difficoltà nel fare carriera alle leggi sul divorzio e sull’aborto.
In quest’epoca di caselle e incasellati non è facile assegnarle una collocazione partitica precisa. Nonostante i suoi trascorsi da partigiana socialista, la destra se ne appropria. La sinistra invece la ripudia dopo “Storia di un’italiana”, in cui scrive che «the caviar left» non è più un partito politico bensì una moda, una convenzione: un centro di potere che fa stare a galla. Come darle torto? In tempi recenti di analisi dei risultati elettorali e mea culpa dei bastonati, Gianni Cuperlo ha usato espressioni analoghe: «Noi del Pd stiamo sulle scatole! Ci votano solo i ricchi».
Oriana Fallaci è sepolta nel Cimitero degli Allori a Firenze. Sempre vivo sarà il suo grido di libertà che abbatte le gabbie dei dogmi, delle dottrine, dei padroni sostituiti da nuovi padroni; scolpite nella memoria rimarranno le sue frasi volte al cambiamento culturale di un popolo prono sul disincanto: «Non lasciatevi intruppare. Non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa. Non siate gregge, perdio! Ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo unico e prezioso». E così sia.
Di Elvira Morena
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