Il movimento Fridays for Future era stato dato frettolosamente per appassito, nei lunghi mesi di lockdown. Previsione errata, perché il tema ha una tale forza, ormai, da superare anche l’inevitabile meccanismo del susseguirsi delle mode. Venerdì scorso, a Berlino, si è così presentata una discreta marea umana, richiamata dalla presenza di Greta Thunberg e dopodomani toccherà a Milano, dove la stessa attivista svedese si trova da ieri per la Youth4Climate.
Il suo primo appuntamento pubblico, su invito del ministro per la Transizione ecologica Cingolani, ha però registrato una novità rilevante, per un movimento dalla fortissima connotazione mediatica: gli applausi più convinti non sono stati per la superstar svedese ma per il volto nuovo dei guru giovanili, l’ugandese Vanessa Nakate.
Un po’ più matura di Greta, la ventiquattrenne Vanessa ha impiegato più tempo per prendere confidenza con i palcoscenici globali. A Milano è apparsa non solo spigliata, ma in perfetta sintonia con i toni che sembrano ormai irrinunciabili per farsi riconoscere e ascoltare dai coetanei. Toni duri, provocatori e accusatori, resi celebri dalla stessa Thunberg e che Vanessa Nakate ha addirittura amplificato.
Non fa sconti la giovane ugandese. Ha riversato sui governanti della terra tutta la rabbia, denunciando i danni subiti dalla sua Africa a causa dei cambiamenti climatici. Chiudendo con un urlato e retorico: «Chi pagherà per tutto questo?». Sono giovani e sono arrabbiati come non capitava da molto tempo.
di Marco Sallustro
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