Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

La retorica del Natale è terminata

Un altro Natale è terminato, portandosi con sé tutto il peso di una retorica che non tiene conto di una cosa fondamentale: la metamorfosi ormai compiuta della nostra civiltà.
|

La retorica del Natale è terminata

Un altro Natale è terminato, portandosi con sé tutto il peso di una retorica che non tiene conto di una cosa fondamentale: la metamorfosi ormai compiuta della nostra civiltà.
|

La retorica del Natale è terminata

Un altro Natale è terminato, portandosi con sé tutto il peso di una retorica che non tiene conto di una cosa fondamentale: la metamorfosi ormai compiuta della nostra civiltà.
|
|
Un altro Natale è terminato, portandosi con sé tutto il peso di una retorica che non tiene conto di una cosa fondamentale: la metamorfosi ormai compiuta della nostra civiltà.
Un altro Natale è andato, la sua retorica ha finito, altri ne passeranno e passerà. C’è qualcosa di fastidioso nelle lunghe feste natalizie che cominciano assai prima della vigilia e se ne sono andate ieri, giorno della Befana. Ed è quella mielosa voglia di raccontar per forza di felicità e amicizia. Come se durante il Natale esistesse una dispensa da tutti i fardelli umani: morire, peccare, lavorare, avere persone che non vanno a genio e tutto il resto che attiene all’esistenza. In una società italiana (e occidentale) dove i single – uomini e donne – sono sempre di più e dove molte coppie non fanno figli, forse quello che andrebbe sottolineato del Natale è proprio questo: la metamorfosi della nostra civiltà. Ma ciò richiederebbe uno sforzo di autocritica non banale. Assai più facile far regali a chiunque, magari a parenti che vedi una volta l’anno, ricevere messaggini da amici o amiche dimenticati per dodici mesi, consumare e festeggiare (cosa non si sa). Il tutto mentre i palinsesti tv – in Italia perlomeno – mandano in onda una marea di pellicole su Babbo Natale, sui miracoli di questo periodo, sulla bontà necessaria nell’ultimo mese dell’anno e chissenefrega degli altri undici. Ha scritto Charles Bukowski, narratore crudo e a tratti indisponente: «È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese». Insomma, un miracolo. di Aldo Smilzo

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

La Francia reclama Trinità dei Monti: nuovo scontro Roma-Parigi

15 Settembre 2024
La Francia reclama uno dei simboli di Roma, la Trinità dei Monti, per “gestione opaca” di patrim…

Il tema della cittadinanza, tra Atene e Roma

13 Settembre 2024
Riguardo il tema della cittadinanza sono uscite molte parole in libertà con rimandi storici acro…

Il fenomeno dei silent reading party

13 Settembre 2024
Lo smartphone spento, relax e momenti di lettura silenziosa condivisi con persone sconosciute. E…

Smartphone, adolescenti e proibizioni

11 Settembre 2024
Ha raccolto numerose firme la petizione lanciata da importanti figure nel campo della pedagogia …

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI

Exit mobile version