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La stanchezza di primavera. Con più ore di luce aumentano i disturbi dell’umore

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La primavera è da sempre considerata la stagione della rinascita, dell’amore, della gioia. Un po’ ingenuamente, forse

La stanchezza di primavera. Con più ore di luce aumentano i disturbi dell’umore

La primavera è da sempre considerata la stagione della rinascita, dell’amore, della gioia. Un po’ ingenuamente, forse

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La stanchezza di primavera. Con più ore di luce aumentano i disturbi dell’umore

La primavera è da sempre considerata la stagione della rinascita, dell’amore, della gioia. Un po’ ingenuamente, forse

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Le giornate che si allungano, l’aria più mite, la luce intensa, gli alberi in fiore, le passeggiate in bicicletta e le scampagnate nei fine settimana. La primavera è da sempre considerata la stagione della rinascita, dell’amore, della gioia. Un po’ ingenuamente, forse. Perché se per alcune persone le ore in più di luce sono un antidepressivo naturale, per la maggior parte della popolazione il passaggio dall’inverno alla primavera – e in particolare dall’ora solare a quella legale – è fonte di sintomi più o meno fastidiosi. Insonnia, emicranie, stanchezza, diminuzione dell’appetito. Pare colpiscano fino all’85% degli italiani, a prescindere dall’età e con una leggera prevalenza nel genere femminile.

Il discorso si complica per chi già soffre di un disturbo dell’umore. Sia in senso depressivo che ipomaniacale. L’inclinazione dei raggi solari, che da obliqui si fanno sempre più perpendicolari, tende ad alterare il tono dell’umore nelle persone predisposte. Lo scombussolamento dato dal cambio di orario e di clima fa il resto.

In questi giorni si sta parlando molto di Justin Bieber e delle dichiarazioni di sua moglie Hailey, preoccupata per il suo stato di salute. Pare che il cantante canadese sia in preda a una crisi ipomaniacale. Non mangia, non dorme e manda messaggi con frasi sconnesse nel cuore della notte. In tanti scambiano erroneamente questi comportamenti con quelli di chi fa abuso di sostanze. Ma si tratta di sintomi tipici di chi soffre di disturbo bipolare di tipo II. Una patologia legata al tono dell’umore particolarmente suscettibile ai cambi di stagione e all’aumento e diminuzione di esposizione alla luce e ai raggi solari.

E se amici e parenti temono per la vita del cantante, un motivo concreto c’è: effettivamente in primavera si registra una crescita dei suicidi che va dal 20 al 60%. Tra l’altro non si tratta di un dato recente, perché già alla fine dell’Ottocento questo andamento era noto. Non sarebbero quindi le giornate più brevi e buie a influire negativamente sull’umore, ma l’eccesso di luce che ‘agita’ chi è già biologicamente predisposto.

Secondo il professor Fotis Papadopoulos, docente di Psichiatria all’Università di Uppsala, un ruolo l’avrebbero anche gli antidepressivi che inibiscono la ricaptazione della serotonina. Questi farmaci impiegano circa quattro settimane, dall’inizio della loro assunzione, per stabilizzare il tono dell’umore nei pazienti depressi: un tempo durante il quale possono manifestarsi agitazione psicomotoria e un momentaneo peggioramento dei sintomi, a cui sembra siano legati gli intenti suicidari. Il sole amplificherebbe ulteriormente la produzione di serotonina, esacerbando questa iperattivazione.

La buona notizia è che, se non si soffre di una patologia vera e propria, i disturbi legati al malessere primaverile sono destinati a scomparire nel giro di un paio di settimane al massimo. Per il resto, come scriveva Sylvia Plath: «Sì, impazziscano pure / gli idioti del manicomio primavera: / lei se ne tirò subito fuori. / E mise tutt’intorno alla sua casa / Tale una barricata di spine e impedimenti / Contro quella stagione sediziosa».

di Maruska Albertazzi

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