I genitori provano una profonda paura – prima o poi – per malattie, incidenti e per il futuro. È naturale, ci diciamo. Le paure aiutano a proteggere i figli o li danneggiano? Qualcosa è andato storto negli ultimi decenni e ha portato i genitori moderni a preoccuparsi di cose a cui i loro stessi genitori avrebbero dato meno importanza. Parlate con i vostri nonni dei loro ricordi d’infanzia: racconteranno storie che oggi sembrano irrealistiche, fatte di bimbi che si spostano da soli in città per comprare latte e sigarette ai genitori.
Il punto da cui partire per analizzare questo cambiamento culturale è legato alla genitorialità come scelta: in passato gli adulti avevano figli perché era una necessità economica, perché era consuetudine o perché era visto come un obbligo morale verso famiglia e comunità. Recentemente abbiamo iniziato a considerare la genitorialità come una decisione attentamente ponderata, basata sul desiderio di avere figli piuttosto che sul bisogno di averli. E, come risultato, l’approccio al diventare genitori è cambiato. Siamo più partecipi e ansiosi di sapere se stiamo prendendo le decisioni giuste giorno per giorno. Dato che oggi essere genitori è in gran parte una scelta, la posta in gioco è alta. C’è una pressione speciale per essere un buon genitore che si traduce in un’infanzia meno libera e caratterizzata dalla supervisione dei genitori iper preoccupati. Ma forse c’è dell’altro.
Uno studio del 2016 di Barbara Sarnecka della University of California suggerisce che le paure sulla sicurezza dei bambini siano in realtà giudizi morali mascherati. Nell’esperimento ai partecipanti è stato chiesto di giudicare moralità e rischio di situazioni in cui i genitori lasciano soli i figli. In una situazione un bambino è stato lasciato dormire in una macchina in un parcheggio sotterraneo. In un’altra un bimbo di otto anni è stato lasciato in Starbucks per un’ora, a un isolato di distanza dalla madre. Il motivo dell’assenza del genitore variava: era stato investito da un’auto e lasciato privo di sensi oppure era al lavoro, a rilassarsi con l’amante. Ovviamente il genitore che aveva una relazione è stato giudicato più duramente di uno che lavorava o non era cosciente. Ma il dato sorprendente riguarda la percezione del rischio: una bambina lasciata in macchina è giudicata più a rischio se il genitore assente incontra l’amante che se il genitore giace incosciente. Il giudizio morale delle persone viene prima, e la valutazione del rischio di conseguenza.
di Daniel Bulla
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