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L’aurora boreale immortalata dall’astronauta più anziano della NASA   

Don Pettit, l’astronauta più anziano della NASA, ha immortalato l’aurora boreale stagliarsi sopra il cielo degli Stati Uniti – IL VIDEO

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L’aurora boreale immortalata dall’astronauta più anziano della NASA   

Don Pettit, l’astronauta più anziano della NASA, ha immortalato l’aurora boreale stagliarsi sopra il cielo degli Stati Uniti – IL VIDEO

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L’aurora boreale immortalata dall’astronauta più anziano della NASA   

Don Pettit, l’astronauta più anziano della NASA, ha immortalato l’aurora boreale stagliarsi sopra il cielo degli Stati Uniti – IL VIDEO

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Don Pettit, l’astronauta più anziano della NASA, ha immortalato l’aurora boreale stagliarsi sopra il cielo degli Stati Uniti – IL VIDEO

In queste immagini possiamo vedere l’aurora boreale stagliarsi sopra il cielo notturno degli Stati Uniti. Il video è stato realizzato dall’astronauta attivo più anziano della NASA Don Pettit, un 69enne noto per la sua astrofotografia orbitale che è tornato a bordo dell’ISS lo scorso settembre per la sua quarta missione orbitale. Il sole è stato particolarmente attivo nell’ultimo periodo tanto che il primo dell’anno l’aurora era visibile persino dalle Dolomiti. Infatti, più una tempesta solare è potente, maggiori saranno le possibilità di vedere l’aurora a basse latitudini. La scala di intensità delle tempeste geomagnetiche messa a punto dal NOAA è suddivisa in 5 classi da G1 (debole) a G5 (estrema). Quella di Capodanno, per esempio, è stata classificata come G4 e si è allineata maggiormente con i cieli europei, mentre quella che vediamo nel video è una G1.

Una tempesta geomagnetica si verifica quando il campo magnetico terrestre subisce una perturbazione significativa, generalmente causata dall’interazione con il vento solare e le particelle cariche emesse dai brillamenti solari. Queste tempeste possono essere boreali o australi a seconda dell’emisfero che colpiscono e possono causare problemi con il funzionamento dei satelliti e dei GPS. Tutto avviene per via delle particelle cariche trasportate dai venti solari, come elettroni e protoni, che aumentando la densità della ionosfera disperdono i segnali radio. Nel peggiore dei casi, le fluttuazioni del campo magnetico terrestre potrebbero mandare in tilt le reti elettriche presenti sul suolo terrestre causando blackout e malfunzionamenti infrastrutturali. La più grande tempesta geomagnetica mai registrata fu l’evento Carrington del settembre 1859 che distrusse gran parte della rete telegrafica statunitense, innescando incendi diffusi.​

La NASA e il NOAA monitorano costantemente le macchie solari per determinare e prevedere l’andamento del ciclo solare e nell’ultimo anno ci sono state molte più tempeste solari del “solito”. Questo è dovuto alla natura del ciclo solare che solitamente dura 11 anni e raggiunge il suo livello massimo di intensità a metà percorso segnando una parabola che poi discende nuovamente. Il ciclo attuale, infatti, è cominciato nel 2019 e ha da poco raggiunto il suo apice. Attualmente siamo al Ciclo 25 così denominato in quanto si tratta del venticinquesimo a partire dal 1755, anno in cui è iniziata la registrazione approfondita dell’attività delle macchie solari.

Di Angelo Annese

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