Le due ex campionesse di volley prese di mira sui social dopo le nozze: “Istituzioni assenti”
Gaia Moretto e Valentina Arrighetti convolate a nozze lo scorso 13 giugno e attaccate con messaggi omofobi sui social denunciano l’assenza di presa di posizione da parte delle istituzioni sportive: “Se ci fosse, l’impatto di questa storia sull’opinione pubblica sarebbe maggiore. Serve più educazione sessuale nelle scuole al pari della matematica”

Le due ex campionesse di volley prese di mira sui social dopo le nozze: “Istituzioni assenti”
Gaia Moretto e Valentina Arrighetti convolate a nozze lo scorso 13 giugno e attaccate con messaggi omofobi sui social denunciano l’assenza di presa di posizione da parte delle istituzioni sportive: “Se ci fosse, l’impatto di questa storia sull’opinione pubblica sarebbe maggiore. Serve più educazione sessuale nelle scuole al pari della matematica”
Le due ex campionesse di volley prese di mira sui social dopo le nozze: “Istituzioni assenti”
Gaia Moretto e Valentina Arrighetti convolate a nozze lo scorso 13 giugno e attaccate con messaggi omofobi sui social denunciano l’assenza di presa di posizione da parte delle istituzioni sportive: “Se ci fosse, l’impatto di questa storia sull’opinione pubblica sarebbe maggiore. Serve più educazione sessuale nelle scuole al pari della matematica”
L’odio social trasformato in un messaggio di solidarietà e coraggio. “Mi ha scritto una ragazza, raccontandomi del fratello costretto all’estero per vivere pienamente la sua sessualità. Serve attenzione sull’educazione affettiva, che manca e che dovrebbe essere obbligatoria a scuola come lo è la matematica. L’educazione affettiva serve non a chi subisce l’omofobia ma per estirparla: se ci concentriamo sempre sui più deboli, sbagliamo prospettiva. Piuttosto ci si deve concentrare sul come educare le nuove generazioni all’amore, piuttosto che all’odio”. Gaia Moretto e Valentina Arrighetti si raccontano assieme a La Ragione. La loro storia è ormai conosciuta: ex campionesse di volley (entrambe hanno giocato per l’Imoco Volley Conegliano), si sono unite civilmente il 13 giugno sulle colline genovesi. Come tante coppie, hanno voluto pubblicare le foto della loro unione sui profili social ed è immediatamente partita la macchina del fango: messaggi omofobi, sessisti. Brani inaccettabili di intolleranza, espressioni di odio, travasi di bile a colpi di clic: il vomito social al suo peggio. Nulla di nuovo in realtà, ma le due ex atlete – che non hanno incassato la solidarietà né di istituzioni governative e neppure da quelle sportive – hanno deciso di esporsi mediaticamente per lanciare un segnale alle stanze dei bottoni, cioè di investire sull’educazione affettiva nelle scuole.
La furia social nei loro confronti e il silenzio delle istituzioni sportive evidenzia il rapporto mai risolto con la sessualità in tutte le sue forme per lo sport italiano, che per sua natura dovrebbe essere inclusivo, democratico.
“E’ una fotografia della società italiana e il calcio lo è più di ogni altra disciplina, perché è un mondo in cui forse ci sono discriminazione interne, presumo, ancora forti. Mi rendo conto che è un impegno in più farsi carico di valori, come quelli della comunità queer, che rappresentano una minoranza. Non sta a chi occupa i ruoli apicali di quello sport cambiare il pensiero della massa. Ma se ci fosse una forte presa di posizione, l’impatto di questa storia sull’opinione pubblica sarebbe maggiore”, riflette Gaia, mentre sua moglie Valentina rivela che hanno ricevuto solidarietà in forma privata, ma che “nessuna istituzione sportiva si è esposta a livello ufficiale. Ci sono dinamiche politiche alla base, non è una situazione semplice, per questo motivo non mi sento di accusare nessuno. Non so se il tempo è maturo per una presa di posizione pubblica. Eppure sarebbe importante e un segnale meraviglioso” le fa eco Valentina.
Le offese peggiori per le foto dell’unione pubblicate sui social sono arrivate dagli utenti su Facebook e Instagram. Toni diversi invece su TikTok, che resta la piattaforma preferita dei più giovani. “Le nuove generazioni sono assai più inclusive, da quel poco che abbiamo letto su di noi su Tiktok c’erano più commenti positivi che negativi, è forse un segnale che piano piano c’è sempre più apertura, si tratta di figli di genitori con mentalità più aperta. E’ chiaro che poi i commenti feroci che ci sono stati su altre piattaforme fanno riflettere”, analizza Gaia, “Fa male pensare a come possa vivere il figlio di un genitore con quella mentalità così chiusa”. E poi Valentina: “Buona parte delle persone che hanno scritto quelle cose non ce le direbbero in faccia, è facile nascondersi dietro a un pc. C’è la sindrome da leone da tastiera, è importante dare risalto a questo fenomeno. Ma colpisce l’esigenza di queste persone, protette dall’anonimato, di dover scrivere le cose che fanno più male, tirando fuori il peggio di loro stessi”.
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