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L’eredità non si ciuccia come una caramella

Doreen Lofthouse, titolare del marchio di caramelle Fisherman’s Friends, non lascerà nessuna eredità al proprio figlio eccetto la gestione dell’azienda. Interessante chiedersi come possa attecchire un fenomeno del genere nel nostro Paese ricco di imprese familiari e di passaggi generazionali.
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L’eredità non si ciuccia come una caramella

Doreen Lofthouse, titolare del marchio di caramelle Fisherman’s Friends, non lascerà nessuna eredità al proprio figlio eccetto la gestione dell’azienda. Interessante chiedersi come possa attecchire un fenomeno del genere nel nostro Paese ricco di imprese familiari e di passaggi generazionali.
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L’eredità non si ciuccia come una caramella

Doreen Lofthouse, titolare del marchio di caramelle Fisherman’s Friends, non lascerà nessuna eredità al proprio figlio eccetto la gestione dell’azienda. Interessante chiedersi come possa attecchire un fenomeno del genere nel nostro Paese ricco di imprese familiari e di passaggi generazionali.
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Doreen Lofthouse, titolare del marchio di caramelle Fisherman’s Friends, non lascerà nessuna eredità al proprio figlio eccetto la gestione dell’azienda. Interessante chiedersi come possa attecchire un fenomeno del genere nel nostro Paese ricco di imprese familiari e di passaggi generazionali.
La notizia è gustosa, considerazione quanto mai opportuna nel caso del lascito ereditario di Doreen Lofthouse. Il nome dirà pochissimo in Italia, ma parliamo della donna, scomparsa a marzo all’età di 91 anni, erede della famiglia Lofthouse e mente dietro il successo planetario delle caramelle Fisherman’s Friends. La donna ha destinato 41 milioni di sterline, la quasi totalità del patrimonio, a un ente benefico incaricato di sviluppare la sua cittadina natale, Fleetwood, nel nord-ovest dell’Inghilterra. Cospicui lasciti, per un totale di 300mila sterline, per domestici e segretarie. Neppure un pound, invece, per il figlio Duncan. Che si arrangi. La cosa si fa ancora più singolare considerato che l’uomo non è il classico pargolo scapestrato di ricchissima famiglia, ma il manager attualmente a capo dell’azienda. Come ovvio, nulla sappiamo dei rapporti fra madre e figlio all’interno della famiglia che dalla fine dell’Ottocento produce le caramelle – nate per dare sollievo alle gole esposte alle intemperie dei pescatori del Mare del Nord – e cosa abbia potuto determinare l’esclusione dall’asse ereditario. Detto che il nome Fisherman’s Friends, dunque, non è una trovata di marketing, la mossa di Doreen ricorda quella di tanti altri tycoon, capitani d’industria, self made man inflessibili nel lasciare ai figli poco o nulla delle proprie immense fortune. Notizie da leggere con legittima curiosità, ma che consentono riflessioni anche più approfondite delle ‘semplici’ telenovele familiari. Più o meno tutti abbiamo letto almeno una volta che i vari Bill Gates, Warren Buffet, Mark Zuckerberg hanno annunciato di non voler lasciare alcunché in eredità ai figli. Ognuno si costruisca la sua vita e senza indebiti vantaggi, il senso del messaggio. Che piaccia o meno. Come accennavamo, una simile ‘politica’ familiare può essere interessante anche pensando al futuro dell’impresa in Italia. In un Paese come il nostro, caratterizzato da una miriade di imprese familiari, i temi della governance e del passaggio generazionale sono cruciali. Spesso decisivi per il futuro di aziende straordinarie, finché legate alla genialità e visione del fondatore. Come noto, il dna non garantisce nulla in termini imprenditoriali, eppure continua la storica diffidenza ad aprirsi alla gestione manageriale, a una conduzione rigidamente professionalizzata e meritocratica. Del tutto indipendente dalle eredità familiari. Potrà dar fastidio a qualcuno leggerlo, ma è la realtà che chiunque abbia una conoscenza approfondita dell’impresa in Italia potrà agevolmente confermare. Così, dalla signora delle caramelle che ha misteriosamente diseredato il figlio cogliamo l’occasione per un auspicio: che le mille, straordinarie storie di successo all’italiana sappiano vivere con coraggio e consapevolezza la sfida del futuro. Lasciando, in fin dei conti, vivere ciascuno la vita che si è scelta. Da un lato senza un eccesso di comodità per soli ‘meriti di famiglia’, dall’altro rispettando gli autentici talenti e desideri dei ‘figli di’.   di Marco Sallustro

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