L’estate fra spiagge vuote e overtourism
Mentre scriviamo e riscriviamo della questione-spiagge, molti (giustamente) fanno notare l’incongruenza del stracciarsi le vesti per le spiagge e le continue lamentele per l’overtourism

L’estate fra spiagge vuote e overtourism
Mentre scriviamo e riscriviamo della questione-spiagge, molti (giustamente) fanno notare l’incongruenza del stracciarsi le vesti per le spiagge e le continue lamentele per l’overtourism
L’estate fra spiagge vuote e overtourism
Mentre scriviamo e riscriviamo della questione-spiagge, molti (giustamente) fanno notare l’incongruenza del stracciarsi le vesti per le spiagge e le continue lamentele per l’overtourism
Terza puntata della saga “turistica“ di quest’estate 2025. Mentre scriviamo e riscriviamo della questione-spiagge, molti (giustamente) fanno notare l’incongruenza del stracciarsi le vesti per le spiagge (molto) meno affollate di alcuni anni fa o solo della passata stagione e le continue lamentele per l’overtourism.
Come se le due realtà non potessero andare a braccetto o comunque essere diverse facce della medesima medaglia.
Il fatto che si vada per periodi più brevi al mare e soprattutto non seguendo lo schema “stessa spiaggia-stesso mare“ non confligge con l’assalto a Venezia, Firenze Roma, etc.. Anzi!
Risponde proprio a quell’esigenza di ottimizzazione dei tempi e delle mete, del turismo gestito a pacchetti o ricorrendo all’offerta alberghiera alternativa, modello Airbnb.
Tipica dell’era digitale – se vogliamo di Instagram e TikTok – è l’ansia di masse di turisti di vedere tutti gli stessi posti, gli stessi “gioielli“ turistici. Si comprimono i tempi, si aumentano i numeri dei turisti e l’effetto è quello ben noto. Sulle spiagge, allo stesso tempo, andiamo per tempi più brevi. Allontanati dai gusti cambiati e da prezzi non di rado fuori controllo. In special modo in relazione ai servizi offerti.
Ci sia consentito sottolinearlo ancora: qualsiasi ragionamento non può sfuggire a questa considerazione: il problema non è tanto pagare molto, ma pagare molto per avere poco. Quindi, nessuna contraddizione, solo mutate esigenze e di contro la voglia di accumulare quanti più profitti, senza preoccuparsi se il turista mediamente spennato tornerà a trovarci.
Farò un esempio della terra da cui vi scrivo, la Sardegna: l’antico borgo pastorale di San Pantaleo – sulle colline alle spalle della Costa Smeralda – è diventato intelligentemente un polo d’attrazione grazie alle boutique, agli atelier d’artisti, al famosissimo mercatino che si tiene ogni giovedì e a quell’aria vagamente sospesa nel tempo e oggi un po’ artificiosa di un centro curatissimo in ogni singolo dettaglio.
Bene, ci sono momenti in cui in questo piccolo borgo di una manciata di anime convergono decine di pullman che portano crocieristi o altri viaggi organizzati. Puro overtourism e nessuno di quei viaggiatori si fermerà un minuto su una delle spiagge in un raggio di 20 km.
E non solo per i prezzi non abbordabili della Costa Smeralda.
Nel frattempo, a San Pantaleo gli affari vanno a mille e dell’antico borgo sono rimaste giusto le targhe commemorative. Tutto questo non è giusto o sbagliato, va gestito ed è immensamente più difficile di un frettoloso giudizio.
di Fulvio Giuliani
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