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L’idea folle dei tradimenti immaginari

È morto Corrado Alunni, ex brigatista e militante delle Formazioni comuniste combattenti e, in qualche modo, un pezzo di cronaca del Novecento italiano.
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L’idea folle dei tradimenti immaginari

È morto Corrado Alunni, ex brigatista e militante delle Formazioni comuniste combattenti e, in qualche modo, un pezzo di cronaca del Novecento italiano.
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L’idea folle dei tradimenti immaginari

È morto Corrado Alunni, ex brigatista e militante delle Formazioni comuniste combattenti e, in qualche modo, un pezzo di cronaca del Novecento italiano.
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È morto Corrado Alunni, ex brigatista e militante delle Formazioni comuniste combattenti e, in qualche modo, un pezzo di cronaca del Novecento italiano.
È morto Corrado Alunni, ex brigatista e militante delle Formazioni comuniste combattenti. La sua biografia è, in qualche modo, un pezzo di cronaca del Novecento italiano, parte seconda. Ha attraversato le stagioni degli anni di piombo e nel 1987 si è dissociato dalla banda armata. È stato, fra le altre cose, pure protagonista, assieme a Renato Vallanzasca, di uno dei tentativi di evasione dal carcere di San Vittore. La sua vita offre oggi l’occasione d’una riflessione controcorrente. Sulla guerra civile. L’Italia ne ha avute due, nel Novecento: quella del 1943-45 fra la Resistenza e i nazifascisti e quella –  sicuramente assai meno diffusa (per fortuna!) – di un pezzo della generazione che negli anni Settanta e Ottanta si era convinta di portare avanti la Resistenza tradita e di far dell’Italia un Paese comunista. Alunni è stato allora un giovane fra i tanti di questa tragedia nazionale mai raccontata sino in fondo, se non forse dal giornalista Sergio Zavoli ne “La notte della Repubblica”. Con un non detto, però. Che risponde alla condanna eterna dell’Italia contemporanea: la maledizione dei tradimenti che non ci furono. Si alimentò il fascismo dal tradimento della Vittoria – visione errata – nella Prima guerra mondiale e nacque il terrorismo dall’idea – sbagliata – della Resistenza tradita. Ha scritto anni fa il giornalista Giuliano Ferrara in un suo libro coraggioso, “Ai comunisti. Lettere da un traditore”: «Questo ci accomuna: essere stati qualcosa che ora non si è più, essere quel che resta».   Di Aldo Smilzo

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