L’insostenibile peso dei sorrisi e dei servizi mancati
In questa difficile estate di transizione, l’industria dell’accoglienza continua a fare fatica. Costi e tariffe sono parte del problema, ma la differenza (negativa) la fanno i servizi
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L’insostenibile peso dei sorrisi e dei servizi mancati
In questa difficile estate di transizione, l’industria dell’accoglienza continua a fare fatica. Costi e tariffe sono parte del problema, ma la differenza (negativa) la fanno i servizi
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L’insostenibile peso dei sorrisi e dei servizi mancati
In questa difficile estate di transizione, l’industria dell’accoglienza continua a fare fatica. Costi e tariffe sono parte del problema, ma la differenza (negativa) la fanno i servizi
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In questa difficile estate di transizione, l’industria dell’accoglienza continua a fare fatica. Costi e tariffe sono parte del problema, ma la differenza (negativa) la fanno i servizi
50 euro per respirare. Non più di 20 secondi e mi raccomando si metta in fila. Ah no, i bambini no. Tappi loro il naso, non è previsto consumino aria». Ecco la gestione del turismo in Italia nell’era Covid. Prezzi alle stelle, servizio approssimativo, pochi sorrisi e una discreta dose di scortesia.
È banale, ma giusto, sottolineare come questa non sia una generalizzazione, come ci siano eccezioni, distretti turistici che tradizionalmente fanno dell’accoglienza il proprio asset e altri in evoluzione, ma… ma alzi la mano chi in questi giorni non abbia vissuto qualche episodio spiacevole in vacanza dovuto a una scarsa attenzione al turista.
Con tutti i caveat e i distinguo del caso, quella che stiamo vivendo è una nuova e non particolarmente brillante fase digestione del turismo caratterizzata da improvvisazione, poca competenza e scarsa dedizione.
Perché stia accadendo tutto questo non è difficile da comprendere. La pandemia ha esacerbato numerose situazioni, tutti noi ci sentiamo in diritto di pretendere qualcosa. Ognuno nella sua vita privata e lavorativa nell’ultimo anno e mezzo ha dovuto affrontare situazioni nuove e complicate nonché privazioni, per cui ci sentiamo legittimati a cercare delle ‘compensazioni’.
Come il turista non è più disposto a soprassedere su nulla, qualsiasi dettaglio stonato diventa un problema insormontabile, così il gestore turistico vede nell’avventore del suo locale principalmente una fonte di guadagno, possibilmente facile e veloce.
Il problema è che spesso queste esigenze, entrambe legittime, non riescono a incrociarsi. Non c’è nulla di male a voler massimizzare ricavi e utili attraverso il turismo, ma per farlo non basta giocare a ‘spennare’ il turista.
L’abilità sarebbe quella di far vivere un’esperienza di qualità, di livello e di attenzione a chi spende per trascorrere un periodo di stacco dalla realtà quotidiana e nel contempo richiedere un giusto conquibus per i servizi offerti, e possibilmente fare tutto questo con un sorriso.Questa formula magica, così semplice ed efficace, per qualche strano incantesimo al contrario non riesce a vedere piena applicazione. E allora gli episodi negativi in vacanza si sommano giorno per giorno.
C’è una desolata rassegnazione nei racconti sotto gli ombrelloni di quello che non sta funzionando in questa estate. Con punte di particolare amarezza quando si tratta di famiglie con bambini: il virus pare abbia come effetto collaterale la scomparsa di servizi e pazienza nei confronti dei pupi, sempre più guardati con insofferenza e‘parcheggiati’ dove possano dare minor fastidio possibile.
Per non parlare, poi, di un’incivile disattenzione nei confronti di persone diversamente abili, con barriere architettoniche ancora insormontabili, addirittura in aumento.
L’insoddisfazione di chi non riceve il servizio che si aspetta aumenta in modo esponenziale. Con il risultato che non si cresce, non si investe, non si creano le basi per rendere il nostro Paese il reale centro del mondo nel settore del turismo.
Si dovrebbe iniziare da ciò che fa sempre la differenza:la formazione. È fondamentale che la preparazione e la qualificazione professionale prendano al più presto il posto dell’improvvisazione.
Altrimenti non dovremo stare a chiederci il perché se nei prossimi anni italiani e stranieri preferiranno trascorrere all’estero le proprie sacre ferie.
di Federica Marotti
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Tag: società
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