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L’Italia delle tute blu

La manifestazione degli impiegati e quadri della Fiat che cambiò le relazioni in Italia fra grandi aziende e sindacato.
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L’Italia delle tute blu

La manifestazione degli impiegati e quadri della Fiat che cambiò le relazioni in Italia fra grandi aziende e sindacato.
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L’Italia delle tute blu

La manifestazione degli impiegati e quadri della Fiat che cambiò le relazioni in Italia fra grandi aziende e sindacato.
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La manifestazione degli impiegati e quadri della Fiat che cambiò le relazioni in Italia fra grandi aziende e sindacato.
Il 14 ottobre 1980 migliaia di impiegati e quadri della Fiat sfilarono per le strade di Torino per protestare contro i picchettaggi che impedivano loro di entrare in fabbrica, a Mirafiori. Fu l’inizio di un cambio epocale nelle relazioni in Italia fra grande azienda e sindacato. Quella marcia segnò anche l’epifania della frattura tra i cosiddetti “colletti bianchi” (salariati del ceto medio) e le “tute blu” della catena di montaggio. Nel maggio precedente la Fiat, in crisi, aveva proposto la cassa integrazione di 8 giorni per 78mila operai. Il 26 settembre il segretario del Partito comunista Enrico Berlinguer aveva espresso il pieno appoggio agli operai in sciopero e promesso un forte intervento a livello istituzionale. Era un’Italia molto diversa da quella odierna e non è detto che si debba guardare a quel periodo con nostalgia. Si vivevano allora gli anni di piombo e la classe operaia aveva reagito con forza alle lusinghe brigatiste, soprattutto dopo l’omicidio a Genova del sindacalista Guido Rossa: un errore fatale per quelli che certi intellettuali definivano “compagni che sbagliano” ma pur sempre compagni. Il mondo era dunque diviso tra “tute blu” e “colletti bianchi”, con una classe politica – seppur poco incline alla stabilità – di certo più all’altezza delle situazioni rispetto all’attuale. Secondo l’analisi dei flussi elettorali, quel poco che resta della classe operaia ha votato al Nord soprattutto per Fratelli d’Italia e al Sud per Conte e il suo Movimento. Per il Partito democratico, invece, hanno votato in tutta Italia i laureati e gli abitanti dei centri storici. Borghesia cosiddetta ‘illuminata’ contro il popolo delle periferie, dove il degrado è più accentuato e la crisi morde in maniera visibile, concreta. Ho frequentato il “Liceo classico Manzoni” di Milano in un periodo significativo (dal 1968 al 1972) e mi ha colpito la notizia della sua occupazione studentesca per protestare contro la vittoria del centrodestra. Una decisione paradossale, se si tiene conto dei redditi dei genitori di questi giovani (era così anche nel 1968 e dovete credermi, visto che ero una delle poche eccezioni). Oggi la classe operaia non va in Paradiso anche perché di tute blu non se ne vedono quasi più. La società è multiforme e la forbice tra poveri (veri) e ricchi o comunque benestanti si è molto allargata. C’è chi l’ha capito e chi no. Lascio al lettore il compito di mettere i nomi dei leader e dei rispettivi partiti o movimenti. Di Andrea Pamparana

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