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Maurizio Costanzo

L’Italia volgare e della rissa

L’ondata di odio generatosi a 48 ore dalla scomparsa di Maurizio Costanzo lascia sgomenti sull’imbarbarimento della vita civile
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L’Italia volgare e della rissa

L’ondata di odio generatosi a 48 ore dalla scomparsa di Maurizio Costanzo lascia sgomenti sull’imbarbarimento della vita civile
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L’Italia volgare e della rissa

L’ondata di odio generatosi a 48 ore dalla scomparsa di Maurizio Costanzo lascia sgomenti sull’imbarbarimento della vita civile
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L’ondata di odio generatosi a 48 ore dalla scomparsa di Maurizio Costanzo lascia sgomenti sull’imbarbarimento della vita civile
Quand’è che l’Italia e gli italiani sono diventati così rissosi, sempre pronti a vedere nel prossimo il suo lato peggiore o almeno sospettarlo? Volgari e verbalmente aggressivi, come ciascuno di noi può sperimentare ogni giorno online e non solo?
 
Nelle ultime 48 ore, l’addio a Maurizio Costanzo ha generato, oltre una commossa e partecipe infinità di ricordi e commenti, anche una non certo inedita ondata d’odio. Non nuova, abbiamo appena scritto, ma comunque capace di lasciarci senza parole. Intendiamoci, non che la morte di un personaggio famoso debba necessariamente essere accompagnato da peana, “coccodrilli“ strappalacrime o dall’inevitabile ricordo personale da diffondere a mezzo TV, social o radio.
 
La mancanza di rispetto e la disumanità, però, restano tutt’altra cosa, sintomo di un imbarbarimento della vita civile davanti al quale non possiamo fare gli indifferenti. Almeno, non possiamo fare quelli che si strappano i capelli (giustamente) per l’immondo pestaggio di Firenze e poi accettare come un inciampo dei tempi questa volgarità insopportabile e quotidiana. Alzare le spalle, pensare “che ci vuoi fare”, senza coglierne la matrice di episodi ancora più gravi e inquietanti.
 
La stessa sensazione di chiunque abbia ricordato, in qualsiasi forma, l’anniversario della guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina. Si può pensare ed essere quello che si vuole, anche dei ferventi putiniani (nei confronti dei quali provo e dichiaro profondo sconcerto e assoluta distanza intellettuale e morale, senza pensare neppure per un istante di ricorrere a una terminologia irrispettosa sul piano personale), ma non si capisce perché sostenere le proprie tesi accompagnandole con offese, epiteti, volgarità che annullano qualsiasi valore al ragionamento.
 
Parlo per esperienza strettamente personale, ma immagino comune a tantissimi.
 
Si dice sia colpa dei social, ci permettiamo di nutrire qualche dubbio e di ritenerli solo lo specchio di un involgarimento molto più preoccupante e profondo.
 
Di Fulvio Giuliani
 

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