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Lo show del processo Depp-Heard

Quel processo divenuto uno show non era stato istituito per presunte violenze, ma per stabilire se esistesse o meno la diffamazione nei confronti dell’attore Depp.
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Lo show del processo Depp-Heard

Quel processo divenuto uno show non era stato istituito per presunte violenze, ma per stabilire se esistesse o meno la diffamazione nei confronti dell’attore Depp.
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Lo show del processo Depp-Heard

Quel processo divenuto uno show non era stato istituito per presunte violenze, ma per stabilire se esistesse o meno la diffamazione nei confronti dell’attore Depp.
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Quel processo divenuto uno show non era stato istituito per presunte violenze, ma per stabilire se esistesse o meno la diffamazione nei confronti dell’attore Depp.

 Un processo diventato uno show, in cui è venuto fuori ogni dettaglio della vita dei due protagonisti. Alla fine però il tribunale della Virginia ha stabilito che Amber Heard dovrà versare a titolo di risarcimento più di dieci milioni di euro all’ex marito Johnny Depp per averlo diffamato. Perché questo era ciò su cui si doveva esprimere la giuria, che ha stabilito sia l’esistenza della diffamazione sia il “dolo intenzionale” di lei che avrebbe prestato false dichiarazioni in aula sotto giuramento.

Sembrava un processo contro di lui, invece in realtà era tutto partito da un editoriale scritto dalla Heard nel 2018 sul “Washington Post” in cui, seppur senza fare il nome di Depp, raccontava di essere vittima di violenza domestica e di come avesse capito che «le istituzioni difendono gli uomini accusati di abusi». I giurati all’unanimità hanno stabilito che quelle dichiarazioni furono effettivamente diffamatorie. «Dopo sei anni mi hanno restituito la mia vita» ha commentato Depp, facendo riferimento alla data del maggio 2016 in cui per la prima volta la Heard chiese alla polizia di intervenire nella casa in cui i due vivevano insieme, per poi mostrarsi in pubblico con i segni di un presunto pestaggio. Lei invece ha detto di avere il cuore spezzato e di aver avuto l’ennesima dimostrazione di come «la montagna di prove non sia stata sufficiente a contrastare il potere» dell’ex marito. Ha poi aggiunto che questo verdetto rappresenta un «ritorno all’epoca in cui la donna che osava contrastare la violenza domestica veniva pubblicamente umiliata». In realtà i giurati hanno semplicemente ritenuto che quella montagna di prove non ci fosse. Per la cronaca anche lui dovrà versare all’attrice un risarcimento di due milioni di dollari, per alcune frasi pronunciate dal suo avvocato e ritenute offensive.

Vale la pena sottolineare come i sei anni di cui parla Depp (in realtà quattro dalla denuncia per diffamazione), che giustamente gli sono parsi interminabili, siano un tempo decisamente più ridotto di quello impiegato per arrivare a sentenza in un qualsiasi processo italiano. Sentenza a parte, di sicuro l’immagine pubblica dell’attore ne esce piuttosto ammaccata e non è detto che la battaglia legale fra i due sia finita qui. Comunque la si pensi sulla vicenda, vale la pena ribadire che il processo era stato istituito per stabilire se esistesse o meno la diffamazione, non per le presunte violenze. Il verdetto non smentisce i racconti di Amber Heard, così come non li conferma. Semplicemente entra nel merito di ciò per cui i due erano in tribunale, null’altro. E questo d’altronde era il compito di quei giurati, al di là di ogni altra possibile convinzione personale.

Di Annalisa Grandi

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