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L’oro d’Italia a rischio

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Che l’Italia funzioni è scontato e persino inevitabile, ma non può pensare di diventare soltanto meta di lusso

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L’oro d’Italia a rischio

Che l’Italia funzioni è scontato e persino inevitabile, ma non può pensare di diventare soltanto meta di lusso

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L’oro d’Italia a rischio

Che l’Italia funzioni è scontato e persino inevitabile, ma non può pensare di diventare soltanto meta di lusso

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Torno sul tema turismo, perché qui ci facciamo male. Che l’Italia funzioni è scontato e persino inevitabile. Una benedizione ma anche una maledizione e ci sia consentito sostenerlo senza essere presi per pazzi. Proprio l’inestimabile valore della nostra storia, dei monumenti e un numero spropositato e incalcolabile di opere d’arte, d’ingegno, di pura bellezza ha finito per generare in tutti la convinzione cosciente o anche solo istintiva di dover semplicemente gestire questa incommensurabile fortuna costruita nei secoli dai nostri antenati.

Nonostante un predominio inattaccabile in termini di offerta storico-artistica, il volume complessivo generato dal nostro turismo, le stesse presenze complessive nonché le notti trascorse nel nostro Paese in realtà non rendono giustizia a una leadership che – se non incontrastata – dovrebbe almeno riportarci a ridosso di quel primo posto mondiale che pure toccammo alcuni decenni or sono.

Mentre scriviamo ondate di turisti italiani e stranieri si stanno dirigendo verso le località sciistiche dell’arco alpino. E, in misura minore ma comunque non trascurabile, dell’Appennino. Ad attenderle un rapporto qualità-prezzo del tutto insoddisfacente. Gli aumenti sono generalizzati, spesso folli, per un costo che rischia di andare fuori controllo. Come fa una famiglia normale?

L’Italia non può pensare di diventare soltanto meta di lusso. Così come nel terzo millennio costi Premium non sono più accettabili, se non si è in grado di garantire un livello di accoglienza, servizi e varietà dei medesimi di pari livello.

Un bagno di umiltà sarebbe molto utile. Il che ovviamente non significa ignorare le tante eccellenze che possiamo vantare da Nord a Sud. Ma rendere queste ultime la pietra angolare. Il termine di paragone per quei troppi (tour operator, gestori, piccoli e grandi proprietari, personale) che continuano a dare la sensazione di fare un piacere al turista nel consentirgli di viaggiare, pernottare o mangiare da noi.

Anche la grande attenzione posta al problema dell’overtourism è un sintomo di questa pigrizia generale: nessuno discute la necessità di affrontare il tema. Il problema è come farlo senza gli immancabili paraocchi ideologici. I ticket d’ingresso, il numero chiuso, i passaggi contingentati non sono soluzioni magiche e tantomeno contro ‘il popolo’. Permettono di raccogliere fondi e di imparare a gestire le folle. Indirizzandole non soltanto verso i soliti cinque monumenti visitati da tutti e nello stesso momento.

L’informazione ha un ruolo fondamentale: non possiamo cedere come disciplinate pecorelle alla tentazione di raccontare sempre la “rabbia” e “disperazione” di “tutti” gli abitanti di ogni centro storico per i troppi turisti. Quegli stessi che vedono salire il valore delle proprie abitazioni o aumentare il proprio giro d’affari proprio grazie ai medesimi. Un conto sono le esagerazioni fuorilegge degli affitti brevi, altro le follie vagamente radical chic.

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