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Marea europea dell’antisemitismo


Europa: è allarme antisemitismo. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, il 76% degli ebrei nasconde la propria identità per paura

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Marea europea dell’antisemitismo


Europa: è allarme antisemitismo. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, il 76% degli ebrei nasconde la propria identità per paura

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Europa: è allarme antisemitismo. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, il 76% degli ebrei nasconde la propria identità per paura

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Europa: è allarme antisemitismo. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, il 76% degli ebrei nasconde la propria identità per paura

L’antisemitismo in Europa è ormai una «marea montante». Lo rileva l’ultimo sondaggio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali, secondo cui il 76% degli ebrei residenti ha ormai un tale timore che «occasionalmente nasconde la propria identità». Ai primi tre posti della classifica dei Paesi in cui questo dato è più alto troviamo la Francia e la Danimarca (entrambe con l’83%), seguite dalla Svezia (81%) e dalla Germania (80%). L’Italia è al quinto posto – dietro i Paesi Bassi – con il 71%, dunque appena al di sotto del dato medio. Nei Paesi considerati dal sondaggio – realizzato su un campione di 8mila ebrei over 16 e durato da gennaio a giugno 2023 – vive circa il 96% della popolazione ebraica dell’Ue. Questa è la terza indagine dell’agenzia sulla discriminazione e sui reati generati dall’odio contro gli ebrei, dopo quelle del 2013 e del 2018. Secondo la rilevazione, l’80% degli intervistati ritiene che negli ultimi cinque anni l’antisemitismo sia cresciuto nel proprio Paese. Nell’anno che precede l’indagine il 90% del campione ha riscontrato casi di antisemitismo online; il 56% fuori da Internet da parte di persone conosciute; il 51% nei media; il 37% dichiara di essere stato molestato perché ebreo e la maggior parte ha subìto molestie più volte, soprattutto in strada, nei parchi o nei negozi. Il 53% degli intervistati è preoccupato per la propria sicurezza e il 60% per la famiglia. Tre cittadini su quattro ritengono di essere considerati responsabili delle azioni del governo israeliano in quanto ebrei. Di conseguenza, circa un intervistato su tre (34%) evita eventi o siti collegati all’ebraismo perché non si sente al sicuro. Altri evitano di pubblicare contenuti che li identifichino come ebrei (24%), limitano la propria partecipazione alle discussioni online (23%) oppure riducono l’utilizzo di alcune piattaforme, siti o servizi (16%).

Questi dati vengono confermati da un sondaggio dell’Unione giovani ebrei d’Italia, secondo cui un giovane ebreo su due è vittima o testimone di antisemitismo. Non solo: oltre l’80% degli intervistati concorda sul fatto che l’antisemitismo sia in crescita. Il rapporto – condotto su un campione di studenti e professionisti in età compresa tra i 18 e i 35 anni, residenti sul territorio nazionale – registra una forte insoddisfazione verso la risposta delle nostre istituzioni agli episodi di antisemitismo: il 39% la ritiene insufficiente e il 33% scarsa. Ma per le università questa percezione di inadeguatezza arriva addirittura al 70%. Più di due terzi dei partecipanti alla ricerca ha assistito o è stato vittima di atteggiamenti antisemiti da parte dei compagni di corso, mentre il 35% ha osservato tali comportamenti persino da parte dei docenti. Un terzo allarme arriva nella relazione fornita dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, secondo cui dall’aggressione di Hamas sono quasi quadruplicati i casi di discriminazione in Italia. Il generale Pasquale Angelosanto, già comandante del Ros dei carabinieri e oggi coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, ha evidenziato come ormai gli episodi non avvengano più solamente via web, ma con offese dirette e personali.

Di Maurizio Stefanini

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