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Monarchia al tempo di crisi

L’incoronazione di Carlo III è ritenuta da molti non necessaria, tuttavia peserà nelle tasche dei cittadini
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Monarchia al tempo di crisi

L’incoronazione di Carlo III è ritenuta da molti non necessaria, tuttavia peserà nelle tasche dei cittadini
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Monarchia al tempo di crisi

L’incoronazione di Carlo III è ritenuta da molti non necessaria, tuttavia peserà nelle tasche dei cittadini
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L’incoronazione di Carlo III è ritenuta da molti non necessaria, tuttavia peserà nelle tasche dei cittadini
Londra – Il primo messaggio di Natale di Carlo III è stato seguito più di ogni discorso natalizio di Elisabetta II, registrando un record di ascolti di oltre 10 milioni di spettatori. Ha vinto la curiosità. I britannici cercano di prendere dimestichezza con un monarca che sentono ancora estraneo. Sono peraltro giorni difficili. La serie Netflix di Harry e Meghan ha scosso la monarchia. Sebbene il loro attacco sia soprattutto rivolto alla stampa tabloid per il modo in cui s’insinua nella vita dei membri della casa reale per trasmettere un messaggio ultraconservatore, emerge che quell’approccio è una cassa di risonanza del razzismo e della misoginia propri dei Windsor. Sentitisi oltraggiati, i tabloid si sono così lanciati in una crociata contro la coppia e figure note come i presentatori Piers Morgan e Jeremy Clarkson si sono resi protagonisti di un vero e proprio linciaggio mediatico. La volgarità e la violenza degli attacchi verso i due esuli sono però apparsi così estremi e personali da confermare la fondatezza delle critiche di Harry e Meghan. Resosi conto dell’effetto controproducente della campagna, il tabloid “The Sun” ha fatto marcia indietro ritirando un editoriale di Jeremy Clarkson contenente questo passaggio: «Di notte non riesco a dormire e mentre giaccio digrigno i denti e sogno il giorno in cui lei [Meghan, ndr.] sarà fatta sfilare nuda per le strade di ogni città della Gran Bretagna mentre la folla canta “Vergogna!”, lanciandole addosso grumi di escrementi». Nel mezzo di questa battaglia è giunta la notizia della messa al bando del principe Andrea (coinvolto negli scandali del pedofilo Jeffrey Epstein) da parte di re Carlo: forse un contrappunto alle polemiche suscitate da Harry e Meghan e un modo per mostrare l’intenzione di voler ‘ripulire’ casa Windsor. La cartina di tornasole del nuovo regno resta comunque l’incoronazione, fissata per il prossimo 6 maggio. Se il costo esorbitante dei funerali della regina in un momento di crisi non ha generato troppe discussioni a causa dell’affetto verso Elisabetta, altra cosa è un’incoronazione da molti ritenuta non necessaria (quella britannica è l’unica monarchia europea in cui è previsto tale rituale) ma che peserà nelle tasche dei cittadini. In un Paese travolto dalla crisi, dove gran parte del settore pubblico è in sciopero e il governo rifiuta di trattare sostenendo che «non ci sono i fondi», spendere decine di milioni di sterline per un rituale sfarzoso e inutile rischia di accrescere la tensione sociale. Non si sa ancora molto della cerimonia. Certo, ci si aspetta un evento più modesto e moderno rispetto all’incoronazione della defunta regina, avvenuta quando ancora esisteva l’impero britannico. Buckingham Palace ha dichiarato: «La cerimonia ha mantenuto una struttura simile per oltre mille anni e si prevede che l’incoronazione del prossimo anno includa gli stessi elementi fondamentali pur riconoscendo lo spirito dei nostri tempi». Difficile dire come re Carlo intenderà trovare un giusto equilibrio tra la situazione reale del Paese e l’affermazione e salvaguardia dell’istituzione monarchica attraverso la tradizione. La sfida sarà quella di creare un evento d’immagine, d’identità e unificazione nazionale piuttosto che di alienazione tra le necessità dei cittadini e l’inutile sfarzo aristocratico. Di Alessandra Libutti

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