Sempre più morti assurde tra i giovani: serve rieducare alla paura
Si fatica a trovare un senso alle morti di molti giovani, assurde e quasi tutte evitabili. Ragazze e ragazzi distaccati dalla realtà, incapaci di provare un sano senso di paura
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Si fatica a trovare un senso alle morti di molti giovani, assurde e quasi tutte evitabili. Ragazze e ragazzi distaccati dalla realtà, incapaci di provare un sano senso di paura
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Si fatica a trovare un senso alle morti di molti giovani, assurde e quasi tutte evitabili. Ragazze e ragazzi distaccati dalla realtà, incapaci di provare un sano senso di paura
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Si fatica a trovare un senso alle morti di molti giovani, assurde e quasi tutte evitabili. Ragazze e ragazzi distaccati dalla realtà, incapaci di provare un sano senso di paura
Morire a 16 anni su una moto lanciata a folle velocità durante una gara clandestina. Il ragazzo si chiamava Christian Donzello ed era residente a Monza. Forse il suo corpo è disteso in obitorio accanto a quello della giovane, 18 anni appena compiuti, che l’altra sera pare abbia cercato lo sballo con un mix di alcol e psicofarmaci a casa di un’amichetta. Le due ragazzine che si chiudono in camera; nell’altra stanza un papà ignaro, magari assopito davanti alla tv; il risveglio il mattino seguente con la figlia in allarme e l’altra priva di vita. Ancora: un mese fa un ragazzino tedesco di 12 anni, in gita con la scuola in Alto Adige cade da un’altezza di sei metri nel tentativo di scavalcare una paratia che separa i balconi di due stanze attigue. Voleva fare uno scherzo ai compagni. È morto così, senza un perché.
Si fatica davvero a trovare un senso alle morti di molti giovani. Assurde e quasi tutte evitabili, ci raccontano di ragazzi dissociati dalla realtà, incapaci di distinguere il bene dal male e di percepire quel senso di pericolo che ha sempre contribuito alla conservazione della specie. Passi quel pizzico di sana incoscienza che deve necessariamente caratterizzare la vita di un adolescente: a quell’età curiosità, istinto per l’avventura e ricerca della trasgressione sono attitudini più che naturali e che mai ci sogneremmo di stigmatizzare. Non foss’altro perché ci siamo passati per primi. Ma certamente nessuno di noi giocava a fare il supereroe lanciandosi dalla finestra solo perché in tv la sera prima avevano trasmesso “Superman”.
Chi ha superato gli anta poteva peraltro contare su un grosso vantaggio: ignoravamo l’esistenza dei social network e quindi non avevamo realtà parallele, spesso indistinguibili da quelle della vita reale, dove un ragazzino che “gioca” ad appendersi alla carrozzeria di un bus in corsa fa più ridere che piangere; dove un idiota che si scatta un selfie sul ciglio di un precipizio macina like anziché insulti. Ecco perché non ci sentiamo di condannare in toto questi ragazzi così ingenui e al tempo stesso poco spensierati. Sono individui che hanno un grosso problema di fondo: l’incapacità di gestire la noia, finendo con l’occupare il tempo nei modi più stupidi.
Naturalmente anche i genitori – sempre più distratti e assenti – hanno le loro colpe, come anche sensi di colpa da anestetizzare con sequele di “sì” e lasciapassare che andrebbero invece sostituiti da altrettanti “no”. Anche loro andrebbero rieducati al qui e ora. Servirebbe rieducarci tutti alla paura e alle conseguenze irreversibili di comportamenti che, leggeri come siamo, preferiamo spesso declassare a leggerezze.
Di Ilaria Cuzzolin
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