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Ne usciremo davvero migliori questa volta?

La lezione della pandemia non è servita, le guerre passate non sono servite. Il virus da battere è anche quello che contagia l’anima di alcuni uomini, assetati di potere. Uomini che hanno perduto ogni barlume di umanità e che per questo  non meritano di essere chiamati con il loro nome. Guariremo mai?
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Ne usciremo davvero migliori questa volta?

La lezione della pandemia non è servita, le guerre passate non sono servite. Il virus da battere è anche quello che contagia l’anima di alcuni uomini, assetati di potere. Uomini che hanno perduto ogni barlume di umanità e che per questo  non meritano di essere chiamati con il loro nome. Guariremo mai?
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Ne usciremo davvero migliori questa volta?

La lezione della pandemia non è servita, le guerre passate non sono servite. Il virus da battere è anche quello che contagia l’anima di alcuni uomini, assetati di potere. Uomini che hanno perduto ogni barlume di umanità e che per questo  non meritano di essere chiamati con il loro nome. Guariremo mai?
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La lezione della pandemia non è servita, le guerre passate non sono servite. Il virus da battere è anche quello che contagia l’anima di alcuni uomini, assetati di potere. Uomini che hanno perduto ogni barlume di umanità e che per questo  non meritano di essere chiamati con il loro nome. Guariremo mai?
Sono trascorsi solo quattro  giorni. Quattro infiniti giorni da quando il mondo si è svegliato con improvviso sgomento. La parola Guerra, così cruda e spaventosa, anche solo da pronunciare, sinonimo di dolore, violenza, odio e morte, è così vicina a noi, quasi tangibile. Riecheggia tra i nostri smartphone, tra pagine dei quotidiani di tutto il mondo, tra i social, a volte accusati di portarci lontano dalla realtà. Ma oggi no, oggi è tutto reale. La guerra è realtà. Il  ventiquattresimo giorno di febbraio del 2022 non è il grande spettacolo che la natura ci regala ad ogni alba. Ha il colore infuocato delle prime esplosioni ai confini della capitale ucraina Kiev. Non è silenziosa, si sviluppa tra il fragore delle sirene e dei bombardamenti. Le immagini delle fughe dalle città di una popolazione incredula e spaventata, fanno da cornice al volto di quell’uomo gelido e spietato che si rivolge freddamente alla sua nazione nelle prime ore del mattino. E minaccia il mondo come mai nessuno dalla fine della Seconda guerra mondiale, affinché il suo piano non venga intralciato. Definendosi lui stesso una vittima minacciata dai “politici irresponsabili dell’Occidente” e giustificando la sua “operazione speciale” come necessaria dunque inevitabile. In fondo questo signore, che non merita di essere chiamato per nome, non ha mai fatto mistero di chi fosse. In lui risiede da sempre uno spaventoso mix:  l’ossessiva e folle megalomania e fame di potere, e la paranoia mista a una fobia antioccidentale. Aveva già deciso come e quando colpire, probabilmente dormendo sempre sonni tranquilli. Sull’altro fronte, alla guida dell’Ucraina nel suo momento più drammatico, c’è un uomo, il meno invidiato al mondo:  chi mai vorrebbe vestire i suoi panni ed affrontare l’orco Putin? Un “presidente per caso” come qualcuno l’ha definito, per il suo passato da attore, anche comico,  a cui ora spetta il ruolo più drammatico che esista. Il giovane leader ucraino Zelensky mostra grande coraggio, esorta da subito tutti i civili ad unirsi alle forze armate in difesa del Paese e ci fa rivivere un dejà vu, ricordando “la strada del male” intrapresa della Germania Nazista: “Ci difenderemo, non lasceremo la nostra libertà – ha detto – Gli ucraini hanno il diritto di vivere sulla propria terra”. E da quelle parole, non ha mai smesso di comunicare attraverso i social al suo paese e ai politici di tutto il mondo, con il telefonino in modalità selfie sullo sfondo di luoghi di Kiev riconoscibili a tutti. E in questo scenario, il mondo riflette sull’ennesimo fallimento e sulla delusione nei confronti di un’umanità che non evolve, che dal passato non impara niente, che è ancora nel 2022 avvelenata dal potere e che proprio non riesce a comprendere che la guerra non è mai la soluzione. Neppure dopo la pandemia, l’altra guerra che ancora stiamo vivendo e combattendo, che ci ha costretto a rinchiuderci nelle nostre case, a rinunciare ai rapporti sociali, agli abbracci, ai sorrisi. “Ne usciremo migliori” speravamo tutti. Neppure quando si poteva scorgere un barlume di speranza per un futuro all’insegna del ritorno alla normalità, una luce in fondo al tunnel per rinascere definitivamente da questo doloroso momento storico. Invece no, oggi tramite le immagini riviviamo da qui,  ancora una volta, quell’atmosfera spettrale delle città avvolte nel silenzio del coprifuoco, questa volta a causa di una nuova guerra in corso. Un nuovo incubo. C’è ancora possibilità per fermare questo orrore? “Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili che non hanno mai imbracciato un fucile e non sanno perché gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, ma poi ci mandano a morire i figli dei poveri” diceva Gino Strada. Per ora questa è l’unica certezza. Una certezza che fa tanta paura. di Sara Federico

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