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Nessuno può capire la resistenza ucraina più di noi

Domani, 25 Aprile, festa della Liberazione. Mario Rigoni Stern, testimone dell’immane tragedia della ritirata dell’armata italiana in Russia e autore di Libri che raccontano l’ orrore e il valore inalienabile della pietà umana.
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Nessuno può capire la resistenza ucraina più di noi

Domani, 25 Aprile, festa della Liberazione. Mario Rigoni Stern, testimone dell’immane tragedia della ritirata dell’armata italiana in Russia e autore di Libri che raccontano l’ orrore e il valore inalienabile della pietà umana.
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Nessuno può capire la resistenza ucraina più di noi

Domani, 25 Aprile, festa della Liberazione. Mario Rigoni Stern, testimone dell’immane tragedia della ritirata dell’armata italiana in Russia e autore di Libri che raccontano l’ orrore e il valore inalienabile della pietà umana.
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Domani, 25 Aprile, festa della Liberazione. Mario Rigoni Stern, testimone dell’immane tragedia della ritirata dell’armata italiana in Russia e autore di Libri che raccontano l’ orrore e il valore inalienabile della pietà umana.
A un giorno della festa della Liberazione, alla vigilia del 25 aprile, mi sono imbattuto in queste parole di Mario Rigoni Stern, il più lucido testimone dell’immane tragedia della ritirata dell’Armata italiana in Russia – l’Armir – dopo lo sfondamento del fronte sul Don nell’inverno del 1943. Rigoni Stern è l’autore di libri che tutti i nostri ragazzi dovrebbero leggere, per comprendere l’orrore e l’ottusità della guerra e il valore inalienabile della pietà umana. Me li fecero leggere a scuola e sarò eternamente grato ai miei professori. Parlando de “Il sergente nella neve“, “Ritorno sul Don“ e tanti altri lavori ispirati da una memoria lucida e mai epica o, peggio, agiografica della folle guerra in Russia, Rigoni Stern ricordava: “nei miei libri io non uso mai la parola nemico o nemici. Uso sempre “loro” o i “russi”, perché effettivamente non erano nostri nemici. Questi uomini che io ho poi ritrovato nei campi di concentramento, erano gente come noi, uguali a noi, che avevano gli stessi nostri problemi, con qualche ragione in più di noi: difendevano la loro terra. Noi eravamo dalla parte del torto, non loro. Anzi dovevamo chiedergli scusa per essere entrati nella loro casa a portar guerra”. Altro che avercela oggi con “i russi“, come vorrebbe la propaganda di Vladimir Putin. Noi, come allora Mario Rigoni Stern, ce l’abbiamo con la follia dei dittatori, con la loro visione ossessiva del potere, con l’assoluta indifferenza al valore della vita umana. Non riusciamo a comprendere chi metta sullo stesso piano l’aggressore – oggi l’armata dello zar come allora lo fummo noi al fianco dei tedeschi – con gli aggrediti. Gli ucraini, che con la loro resistenza difendono i nostri principi e valori, emersi proprio dalla lotta all’orrore nazifascista nella Seconda guerra mondiale. Conflitto in cui – rileggete le parole riportate poco sopra – noi eravamo dalla parte sbagliata e abbiamo trovato riscatto morale proprio nella Resistenza all’invasore nazista. Saper individuare torti e ragioni, del resto, è fondamentale per potersi dire uomini con dignità. Di Fulvio Giuliani

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