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donne e lavoro

Più donne al potere anche senza riserve

Solo 18 le donne su 100 sono in posizione manageriale in Italia. Colpa di inadeguati supporti di welfare statali e aziendali. Ma siamo in un’era favorevole e le cose stanno cambiando.
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Più donne al potere anche senza riserve

Solo 18 le donne su 100 sono in posizione manageriale in Italia. Colpa di inadeguati supporti di welfare statali e aziendali. Ma siamo in un’era favorevole e le cose stanno cambiando.
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Più donne al potere anche senza riserve

Solo 18 le donne su 100 sono in posizione manageriale in Italia. Colpa di inadeguati supporti di welfare statali e aziendali. Ma siamo in un’era favorevole e le cose stanno cambiando.
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Solo 18 le donne su 100 sono in posizione manageriale in Italia. Colpa di inadeguati supporti di welfare statali e aziendali. Ma siamo in un’era favorevole e le cose stanno cambiando.
I temi dell’inclusione e della gender equality nei luoghi di lavoro sono da tempo al centro del dibattito politico e sociale, ma non è facile passare dalle parole ai fatti. In particolare parliamo dei vertici aziendali, dove le donne sono ancora poche. Negli Usa sono 41 le donne ceo fra le aziende Fortune 500 (l’8% del totale) e sono il 28% nell’ambito più allargato di tutte le imprese americane. In Italia, secondo Manageritalia, in posizione dirigenziale vi sono 18 donne su 100, 30 se invece parliamo di quadri. I miglioramenti ci sono ma lenti, siamo lontani dalla parità. Nelle posizioni entry level vi è sostanziale parità numerica, poi a mano a mano che si sale nelle gerarchie manageriali la presenza femminile si riduce molto. Cosa frena la salita al potere delle donne? Oltre a note ragioni storiche – ovvero alla coda delle influenze di secoli di società patriarcali e alla resistenza del genere maschile – vi sono spesso anche inadeguati supporti sul fronte del welfare statale e aziendale. In particolare la maternità, condizione essenziale per il futuro di una comunità, è demandata quasi esclusivamente alle madri, lasciando loro poche risorse di energia e di tempo per impegnarsi nella carriera professionale. Quali possibili rimedi? Le quote rosa sono una forzatura, un’imposizione, quando invece bisognerebbe puntare su meccanismi meritocratici. Lo Stato dovrebbe incrementare il supporto alle mamme lavoratrici con noti strumenti di welfare quali più asili nido gratuiti e congedi prolungati, per citarne alcuni. Una situazione favorevole al miglioramento della condizione femminile nei percorsi di carriera nel privato e nel pubblico viene anche dall’affermarsi, a causa della pandemia, del concetto di hybrid work ovvero della flessibilità di orari e dello smart working, per effetto dei quali si lavora senza soluzione di continuità da casa e dall’ufficio, e sempre più autogestendosi. In questo senso le donne, universalmente riconosciute come abilissime nel multi tasking, possono trovare in questa nuova modalità di gestione del lavoro maggiori possibilità di esprimersi e di bypassare ostacoli che la società ancora gli pone. Da ultimo, le donne si muovono generalmente nella sfera pubblica e in comunità con maggiore senso di responsabilità del ruolo rispetto agli uomini, tendenzialmente più autoritari. Gioco di squadra e competenza sono essenziali nella società di oggi, dominata dalla tecnologia e dalla circolazione massiva di comunicazioni. Valori divenuti attuali come sostenibilità, diversità e inclusione, rispetto per l’ambiente e innovazione richiedono atteggiamenti collaborativi ed empatici. Siamo quindi in un’era favorevole al riconoscimento del valore delle donne e al loro impiego in ruoli guida. Soltanto grande miopia e resistenza estrema al cambiamento potrebbero fermare l’affermarsi su larga scala delle donne nei mondi aziendale, politico, accademico e scientifico.   di Francesco Orlando  

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