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“Post-vacation blues”: la fine delle ferie

Gli americani la chiamano così: è la sindrome da rientro, al lavoro, a scuola e alla routine, che spesso si accompagna ad apatia, stanchezza e, in qualche caso, a depressione
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Stanchezza, apatia, rallentamento e difficoltà a riprendere i normali ritmi (spesso frenetici) della quotidianità. Sono i “sintomi” del post vacation blues, o sindrome da rientro. «La definizione arriva dal mondo anglosassone, che preferisce il termine “blue” a quello di depressione, per ridimensionare la portata di questa condizione, che è fisiologica. Non bisogna preoccuparsi, è normale: l’importante è saperla riconoscere e adottare alcune piccole strategie per superarla», spiega Marco Iosa, Professore al Dipartimento di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma e Responsabile dello SMART Lab dell’ Ospedale IRCCS Fondazione Santa Lucia. Le vacanze, infatti, sono ormai terminate pressoché per tutti ed è tempo di tornare al lavoro e a scuola. Ma spesso è difficile affrontare la sveglia presto e gli impegni, dopo un periodo di relax, al mare o in montagna. Ecco che nella maggior parte di casi si prova un senso di malessere: «Può andare da una situazione transitoria, che in genere dura un paio di giorni al rientro dalle vacanze, fino a una settimana. In qualche caso, invece, si può prolungare maggiormente: in questo caso la sensazione di ansia e depressione che perdura può diventare effettivamente una sindrome», spiega lo psicologo.  Ma come si riconosce, quali sono i campanelli d’allarme? «Quando sentiamo di non star bene con noi stessi, quando non riusciamo a gestire questa ansia da rientro, quando ci pesa troppo e avvertiamo malinconia o depressione per le vacanze appena terminate, per diversi giorni, diciamo oltre una settimana. Può accadere anche che le piccole cose della quotidianità, che prima ci facevamo piacere, non ci ridanno quelle sensazioni positive, anche dal punto di vista fisico. Insomma, se ci si sente più stanchi e apatici, con meno voglia di fare, allora dobbiamo considerarli campanelli d’allarme», chiarisce l’esperto, che fornisce anche alcuni consigli pratici. «Prima di tutto tornare a fare ciò che ci piace: frequentare gli amici, tornare alla routine come per esempio incontrarsi al sabato sera o riprendere attività precedenti, ma anche fare attività fisica. Questa è molto importante, l’avevano già capito i latini quando dicevano Mens sana in corpore sano. Noi forse abbiamo un po’ messo in secondo piano questo aspetto, pensando che la mente fosse divisa dal corpo, invece il benessere è sempre psicofisico, si tratta di due componenti strettamente collegate – spiega Iosa – Il mio consiglio, quindi, è di ricominciare a fare attività fisica ameno una volta a settimana e a ritmo moderato-intenso. Non solo una semplice camminata, ma magari una cosiddetta power walk, una camminata veloce o un po’ di jogging, o una partita a calcetto, pallavolo o paddle. Insomma, un’attività un po’ intensa che ci permetta di tornare a provare il benessere psicologico legato all’attività fisica: questo è il consiglio principale. Se poi si nota che il malessere prosegue per oltre una settimana e non ci si sente meglio neppure parlandone con gli amici, allora forse può essere d’aiuto rivolgersi a uno specialista che saprà aiutare a ritrovare lo slancio perduto», conclude l’esperto.   di Eleonora Lorusso

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