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Libertà d'opinione

Quando la libertà d’opinione è anche libertà di fregnaccia

La verità assoluta. Aver visto molte persone passare da essere esperti di virus ad esperti di guerra induce una certa curiosità. È giusta la libertà d’opinione ma in alcuni casi non c’è nulla di innocente in ciò che viene detto e scritto, in particolare sui social.
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Quando la libertà d’opinione è anche libertà di fregnaccia

La verità assoluta. Aver visto molte persone passare da essere esperti di virus ad esperti di guerra induce una certa curiosità. È giusta la libertà d’opinione ma in alcuni casi non c’è nulla di innocente in ciò che viene detto e scritto, in particolare sui social.
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Quando la libertà d’opinione è anche libertà di fregnaccia

La verità assoluta. Aver visto molte persone passare da essere esperti di virus ad esperti di guerra induce una certa curiosità. È giusta la libertà d’opinione ma in alcuni casi non c’è nulla di innocente in ciò che viene detto e scritto, in particolare sui social.
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La verità assoluta. Aver visto molte persone passare da essere esperti di virus ad esperti di guerra induce una certa curiosità. È giusta la libertà d’opinione ma in alcuni casi non c’è nulla di innocente in ciò che viene detto e scritto, in particolare sui social.
C’è una verità assoluta che s’aggira nelle menti desertiche, consistente nella certezza che non esista una verità assoluta. Ne consegue l’affermazione – utilizzata spesso da anonimi latranti digitalizzati, ma rimbalzante anche in presunte identità televisive – che «Lei non ha la verità assoluta». L’averne visto i praticanti transumare dal virus alla guerra, induce una certa curiosità. E guardando bene si scoprono cose interessanti. Non pochi assolutisti dell’assenza d’assoluto ritengono non sia necessario spiegare la loro affermazione, essendo assolutamente evidente. Chi può essere così arrogante e presuntuoso da affermare d’avere detto l’incontestabilmente vero? Purtroppo per loro la risposta è: molti. E a buona ragione. L’acqua bagna e il sole asciuga. Incontestabili verità assolute. Ma la congrega non demorde e s’erge a baluardo della democrazia, che tende a considerare sinonimo di libertà, sfuggendo al peso del plurisecolare evolversi del tema: se taluno afferma l’assoluto nega le differenze d’opinioni. No, manco per nulla: l’acqua bagna, poco ma sicuro, dopo di che uno può dire che è molto bello, specie perché è al mare, e un altro che si tratta di una disgrazia, visto che trapela dal soffitto. Il fatto è uno, che svolge il ruolo di “verità”, l’opinione può essere diversa. Se si nega il primo si sta partecipando a un dibattito fra colleghi in manicomio. E non è detto si tratti dei medici. Ma così è troppo facile e si tende a credere che sia un problema di qualche psiche fiacca, mentre è una questione collettiva e sociale di prima grandezza. Perché c’è una versione peggiore dell’assolutismo anti verità assoluta, consistente nei veritieri contro la verità ufficiale. Questi tendono a considerarsi non solo intelligentissimi, ma anche coraggiosi combattenti. Talora i dettagli aiutano. Ve ne è uno prezioso: useranno il termine mainstream. Lasciate fare quel che significa in inglese, troppo complicato; quel che significa nelle loro bocche e tastiere è solare: sei un conformista, uno schiavo del potere, un fesso che l’ha bevuta, oppure sei uno pagato per ingannare. Si varia a seconda del grado d’intelligenza che il cortese interlocutore è disposto a riconoscerti. Così ci sono i cultori della medicina non ufficiale, che nel migliore dei casi consiste nel mangiar zucchine e meditare, nel peggiore nell’acquistare tonnellate di farmaci, ma rigorosamente non ufficiali. Ai secondi va di un gran bene se hanno venduto loro acqua fresca, altrimenti li rivedi in occasione delle loro esequie. E ci sono quelli che: «Lo ha scritto benissimo Popof». E chi è Popof? Non sai chi è Popof e parli? Ma roba da matti, questo non sa manco chi è Popof. No, sul serio, non lo so, mi pareva ci fosse un ballo della steppa o roba simile, chi è? Studia e non essere così disgustosamente mainstream. Vero che la libertà d’opinione prevede anche la libertà di fregnaccia, ma in questo segmentarsi dei fregnoni non c’è nulla d’innocente, bensì la convinzione dispotica che le democrazie siano deboli proprio della loro forza, ovvero della libertà. Il digitale rende potente quel che gestisce e preziosi i dati che genera. Il complottismo di ieri esce dalle insalubri cantine settarie e dilaga nei rivoli digitali, indirizzandosi nei solchi scavati da noi stessi, che usando la Rete indichiamo i nostri gusti e – perché no? – le nostre debolezze. Roba innocente, ma non è per nulla innocente sfruttarla. Lo scopo è sottrarre al mondo libero il comune terreno fattuale sul quale esercitare la libertà d’opinione, lasciandolo ad arrancare nella palta di verità negate. Ed è così procedendo che si perde di vista la posta in gioco, gettandola nel macero del gioco al massacro della realtà. In questa broda galleggia il pensiero nazimistico, la paranoia dell’essere sempre e comunque vittima di poteri occulti, salvo il riconoscerli e il rifiorire nella pazzia conclamata. E questo non è innocente ma insufflato, preparato, sfruttato. E allora: finché serve a vendermi un paio di mutande è scorretto, va regolamentato, gli abusi puniti; ma quando punta a mettere in mutande il mondo libero va combattuto, anche a testate. E questa, per oggi, è la verità assoluta che offro.   di Davide Giacalone

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