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Quanto è strano il Natale

Il Natale e la sua stressante magia: tra ripartenze economiche, vecchie polemiche politiche, pacchetti e giorni frenetici. Questo Natale è così: ambiguo e interessante.
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Quanto è strano il Natale

Il Natale e la sua stressante magia: tra ripartenze economiche, vecchie polemiche politiche, pacchetti e giorni frenetici. Questo Natale è così: ambiguo e interessante.
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Quanto è strano il Natale

Il Natale e la sua stressante magia: tra ripartenze economiche, vecchie polemiche politiche, pacchetti e giorni frenetici. Questo Natale è così: ambiguo e interessante.
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Il Natale e la sua stressante magia: tra ripartenze economiche, vecchie polemiche politiche, pacchetti e giorni frenetici. Questo Natale è così: ambiguo e interessante.
Le festività più importanti e gioiose esaltano tutto: positività e negatività, euforie e depressioni. Chi è solo si sente più solo e nell’inconscio collettivo i problemi da individuali si fanno sociali; chi invece gode già di compagnie e ambienti variamente piacevoli si sentirà gratificato in un lieto edonismo. Su Facebook, così, il pianto greco del single problematico si alterna con pimpanti angioletti dorati. Natale strano, questo che sta arrivando, impasto inedito di cautele scaramantiche e spiragli incoraggianti. Sullo sfondo, le consuete moleste sonorità del bla bla politico: che dramma, il tetto al contante! Permangono strascichi di pandemia e resta attuale la tragedia ucraina, con relative ricadute energetico-emotive. Rincara la dose il Censis, che sotto l’albero ci offre il ritratto di una società inconcludente e statica, tra frustrazioni e denatalità. Ma è davvero così? Paese di vecchi o piuttosto di longevi? Si sa che un diffuso malcontento può precedere nuovi cicli sereni se non prosperi e che alle forti cadute subentrano spesso resurrezioni anche più forti. I dati dell’economia sembrano confermare la regola, con un Pil italiano che per Prometeia tenderebbe quest’anno al +4% (il secondo del G8, con Francia e Germania doppiate). L’inflazione, sintomo comunque di sviluppo, tenderà un po’ a calare. Aumentano gli investimenti (+8,8%), mentre l’occupazione vede una bella crescita del 2,5%: il parco titolare del locale e il cameriere riluttante, chissà, avranno forse trovato un punto d’incontro. Ai vertici della politica, destra e sinistra si avvicendano senza sostanziali traumi: altrove è normalissimo, da noi è scoop. Tiro giù questi appunti da Milano. In fretta, secondo i ritmi rapidi che la città ha recuperato dopo spettrali scenari di pandemia. Se procedi a piedi con un po’ di calma, subito un passante-siluro ti si attacca alle terga: non è gay, è frettoloso. Tra luci e colori, la convulsa metropoli ritrova il suo movimento. Se un’attività aveva chiuso, un’altra riapre. Il giovane in bici che consegna i pacchetti a domicilio riprende la corsa. Insomma, il presepe si riaccende e riparte quel motore di beni, servizi e traffici già disdegnato dalla sinistra radicale, quando Pasolini parlava di «festa stupida» e Calvino ironizzava sul giubilo del Cda per il pingue fatturato. Il cattolico Socci è invece tuttora incantato dal «felice scialo di luminarie». Festa di consumi, certo, ma anche di famiglie, bambini, grandi pacchi colorati. Stressante e bella. Per Leopardi la vera festa è nella vigilia, per Keynes sta nel rilancio che segue i tempi grami. Questo Natale è così: ambiguo e interessante. di Gianluca Caffarena

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