Quel milione di ragazzi dal Papa a Tor Vergata
Ho la sensazione che non abbiamo capito la portata di quella marea umana di ragazzi che si è presentata a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani con Papa Leone XIV
Quel milione di ragazzi dal Papa a Tor Vergata
Ho la sensazione che non abbiamo capito la portata di quella marea umana di ragazzi che si è presentata a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani con Papa Leone XIV
Quel milione di ragazzi dal Papa a Tor Vergata
Ho la sensazione che non abbiamo capito la portata di quella marea umana di ragazzi che si è presentata a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani con Papa Leone XIV
Parlo e scrivo da laico: ho la sensazione che non abbiamo capito la portata di quella marea umana di ragazzi che si è presentata a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani con Papa Leone XIV.
Per meglio dire, ci siamo soffermati al numero, al colpo d’occhio oggettivamente impressionante, meraviglioso, stupefacente di quella folla senza fine.
Giusto farlo, ma insufficiente: quel milione, quei 900.000 o fossero stati anche “solo” 700.000 ragazze e ragazzi accorsi a Roma sono un potentissimo urlo in faccia al mondo. Cosa c’è in quell’urlo (andiamoci a rileggere Howl ogni tanto…)? Tutto quello che il mondo degli adulti non riesce a garantire e ormai spesso neppure a far intravedere: il dialogo, il rispetto reciproco, la pace.
Davanti al nostro fallimento, questi ragazzi non berciano, non lanciano oggetti, molotov o parolacce.
Ci sono, cantano, fanno festa, fanno i ragazzi, fanno sbocciare amori e avranno fatto l’amore, ma si fanno sentire e gli adulti – temo – non capiscono. Non sentono, non vedono.
Guardano distrattamente, archiviano tutto come un grande successo organizzativo e il primo, gigantesco bagno di folla del nuovo Papa e poi… avanti a riprendere a dire le cose di sempre sui giovani incollati agli smartphone, distratti e insensibili.
Chi è il vero distratto e insensibile nel mondo di oggi? Quanti adulti non sanno più neppure da che parte cominciare a parlare dei grandi temi del mondo con i propri figli? Li bolliamo come debosciati, quando i debosciati sono quasi sempre i “grandi”. E non ci riferiamo solo a una delle più sconfortanti e incompetenti classi politiche internazionali di ogni epoca, ci riferiamo ai normalissimi papà e mamma che hanno smesso per primi di sognare e avere un’aspirazione degna di questo nome.
No, non so scrivere di fede e di religione e mi sentirei quantomeno fuori luogo a farlo, ma so ancora guardare – credo – una fotografia o un video oltre il luogocomunismo del quanti c’erano
di Fulvio Giuliani
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