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Quella storia italiana che non cambia

In una nuova intervista a Silvio Berlusconi, le foto nell’articolo richiamano, per linguaggio e scelte comunicative, a un libro di propaganda del Cavaliere del 2001. Una storia italiana che non cambia.
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Quella storia italiana che non cambia

In una nuova intervista a Silvio Berlusconi, le foto nell’articolo richiamano, per linguaggio e scelte comunicative, a un libro di propaganda del Cavaliere del 2001. Una storia italiana che non cambia.
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Quella storia italiana che non cambia

In una nuova intervista a Silvio Berlusconi, le foto nell’articolo richiamano, per linguaggio e scelte comunicative, a un libro di propaganda del Cavaliere del 2001. Una storia italiana che non cambia.
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In una nuova intervista a Silvio Berlusconi, le foto nell’articolo richiamano, per linguaggio e scelte comunicative, a un libro di propaganda del Cavaliere del 2001. Una storia italiana che non cambia.
  La nuova intervista di Silvio Berlusconi al settimanale “Chi” è corredata da fotografie del Cavaliere (con i suoi tre cagnolini, al telefono, a passeggio nel parco con un foglio in mano) che richiamano alla mente, per linguaggio e scelta comunicativa, le immagini di un libro che Berlusconi fece arrivare nelle case degli italiani nel 2001, in vista delle elezioni di allora. Il titolo era già tutto un programma: “Una storia italiana”. Il libro si apriva con “Il carattere e le passioni: la vita di Silvio Berlusconi, l’infanzia, l’adolescenza, i compagni di scuola” per poi andare avanti coi “Piccoli segreti di Silvio”, col racconto dello “Stile di vita: come si veste e cosa ama il leader di Forza Italia”. Più che una biografia quel libro fu un’agiografia per immagini, con pagine e foto dedicate pure a “Gli amici di sempre”, alla realizzazione del suo impero economico e infine all’avventura politica di Forza Italia, dalla nascita a quella che il Cavaliere ribattezzò come la traversata nel deserto, ovvero gli anni passati all’opposizione. Tra i vari capitoli non mancava ovviamente quello dedicato alla lotta per la libertà. 21 anni dopo, nell’era dei social, la comunicazione di Berlusconi è rimasta, nel linguaggio, la stessa. E non muterà perché la sua narrazione è ancorata all’immaginario della fotografia e della televisione commerciale, la sua ‘rivoluzione’ catodica. Passato? Moderno? Contemporaneo? Non si tratta di aggettivare ma, se proprio lo si vuol fare, il termine più azzeccato è: berlusconiano.   di Massimiliano Lenzi

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