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Sbarchi record

Un simile numero di sbarchi, oltre 1000 persone nel solo giorno di Pasqua a Lampedusa, non si era mai verificato. Solo l’unione politica può arginarlo
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Sbarchi record

Un simile numero di sbarchi, oltre 1000 persone nel solo giorno di Pasqua a Lampedusa, non si era mai verificato. Solo l’unione politica può arginarlo
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Sbarchi record

Un simile numero di sbarchi, oltre 1000 persone nel solo giorno di Pasqua a Lampedusa, non si era mai verificato. Solo l’unione politica può arginarlo
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Un simile numero di sbarchi, oltre 1000 persone nel solo giorno di Pasqua a Lampedusa, non si era mai verificato. Solo l’unione politica può arginarlo
Numeri così non si erano mai visti, descrivono una pura emergenza umanitaria sulle coste italiane, confine – teniamolo a mente – dell’Unione europea affacciato sul Nordafrica. Un mese fa, gli sbarchi erano triplicati rispetto al primo trimestre dell’anno scorso e negli ultimi 30 giorni il trend è continuato a salire. Nel solo giorno di Pasqua, sono arrivate 1000 persone a Lampedusa. Un simile afflusso di donne, bambini e uomini perlopiù giovani non si era mai registrato e siamo ancora relativamente lontani dai mesi più caldi e dalle condizioni meteo marine più favorevoli alle traversate. La dichiarazione dello stato di emergenza decisa ieri per 6 mesi dal Consiglio dei Ministri, fotografa la situazione. La contemporanea esiguità dei fondi messi a disposizione (5 milioni di euro) ricorda che si tratta solo di una precondizione. È una marea umana, sospinta verso l’Europa (la meta, nella stragrande maggioranza dei casi, non è l’Italia) da cause ben note da anni e inarginabili dai singoli Paesi di sbarco. Davanti a questo fenomeno, anche un colosso come l’Ue in realtà può poco o nulla, a meno che non cominci a intervenire con un decisionismo politico e investimenti a oggi del tutto sconosciuti ai 27. Alla fame, agli sconvolgimenti climatici, alle guerre, alle carestie, alle persecuzioni politiche, etniche e religiose si è aggiunto lo sfacelo di interi Stati: prima la Libia, mai emersa dal dopo Gheddafi. Poi la Tunisia, ridotta sull’orlo del disfacimento economico da una leadership ottusa e sorda a qualsiasi offerta di sostegno internazionale. L’ondata migratoria, come appena ricordato, non è certo nuova, ma si arricchisce continuamente di elementi inediti. Il risultato è impressionante. In Italia qualcosa di nuovo in verità c’è: manca il martellante allarme sull’«invasione», la «sostituzione etnica», il «disegno contro il nostro Paese e il suo governo». Che il picco storico di sbarchi si sia registrato in pieno governo di centro destra non significa assolutamente nulla, non ha alcuna correlazione possibile con i vertici di Palazzo Chigi, le loro idee sull’immigrazione, il sostegno ai Paesi di partenza e via andare. Queste settimane terribili hanno ulteriormente contribuito a ricordare quanto una certa narrazione abbia avvelenato il dibattito pubblico. E che non siamo l’ombelico del mondo, al massimo lo siamo del Mediterraneo ed esclusivamente in termini “logistici”. È fuorviante immaginare oscuri disegni geopolitici ai nostri danni, in cui i migranti vengono usati come armi improprie. L’unica cosa che conta è sapere cosa fare ora, le azioni su cui sarebbe bene superare una volta per tutte quest’opposizione ideologica fra maggioranza e opposizione, fra buonisti e cattivisti. Un braccio di ferro insopportabilmente ridicolo davanti a un continente che si muove. Dobbiamo stimolare l’Unione a intervenire con ben altra energia, ma anche fare in casa quello che abbiamo già detto di voler fare. Lo stato di emergenza deve andare in questa direzione, altrimenti sarebbe solo vuota rappresentazione. Un esempio a portata di mano: si è deciso e annunciato che i nuovi centri di accoglienza potranno essere costruiti, anche in deroga al codice degli appalti? Lo si faccia. di Fulvio Giuliani  

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