Il sindaco fa una cosa, il prefetto ne dice un’altra. In mezzo, i figli delle coppie nate da genitori dello stesso sesso. A Milano a luglio Sala aveva iniziato la trascrizione con un semplice atto amministrativo dei figli nati da coppie omogenitoriali.
Una sentenza di dicembre della Cassazione però aveva stabilito che per i piccoli nati all’estero con maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori solo con un passaggio del giudice, ovvero con una adozione. In sostanza per la Suprema Corte non basta un atto amministrativo, nei casi di coppie omosessuali, e nei casi di coppie lesbiche il figlio è riconosciuto tale solo per colei che l’ha messo al mondo non per la sua compagna.
Il tentativo di Sala era stato quello di andare a colmare un buco normativo. Ora però il risultato è il caos anche perché il prefetto invita a non procedere più a queste trascrizioni, né se i bimbi sono nati all’estero, né per quelli nati in Italia da coppie dello stesso sesso.
Comunque la si pensi sulla questione, senz’altro delicata e dibattuta, quello che è certo è che questo accelerare per poi frenare non fa altro che creare confusione. E di mezzo ci sono appunto dei bambini, quindi il tema andrebbe affrontato in modo serio e organico, né con fughe in avanti né con frettolosi passi indietro.
Di Annalisa Grandi
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