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Solcando, la vicenda dei trattori a Sanremo

Il previsto arrivo dei trattori a Sanremo è ormai scaduto a barzelletta. Giungono, non giungono, giungono ma non salgono… sul palco?
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Solcando, la vicenda dei trattori a Sanremo

Il previsto arrivo dei trattori a Sanremo è ormai scaduto a barzelletta. Giungono, non giungono, giungono ma non salgono… sul palco?
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Solcando, la vicenda dei trattori a Sanremo

Il previsto arrivo dei trattori a Sanremo è ormai scaduto a barzelletta. Giungono, non giungono, giungono ma non salgono… sul palco?
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Il previsto arrivo dei trattori a Sanremo è ormai scaduto a barzelletta. Giungono, non giungono, giungono ma non salgono… sul palco?
Il previsto arrivo dei trattori a Sanremo è ormai scaduto a barzelletta. Giungono, non giungono, giungono ma non salgono. Inteso sul palco. Ovviamente nessuno pensava di portare un gigantesco mezzo agricolo dentro l’Ariston, ma per un po’ è sembrato certo – con tanto di formale invito di rito da parte di Amadeus in persona – che una delegazione degli agricoltori si sarebbe presentata sul palco. Il problema è che nessuno ha capito con chi poter parlare per organizzare la cosa, trovando l’innocua soluzione della lettura di un comunicato (scritto e letto da chi?). Lo ha certificato la stessa Rai, che da giorni cerca di normalizzare una protesta potenzialmente devastante per la pax sanremese. Anche a voler tacere del governo. Solo che non si trova nessuno, non c’è un leader riconosciuto, un’organizzazione, una struttura a confermare che si tratta di una protesta dalle caratteristiche peculiari. Almeno in Italia e a differenza delle oceaniche manifestazioni viste in Francia e Germania. Com’è mai possibile che i target (almeno teorici) della grande protesta si affannino – nessuno escluso – a correre dietro ai manifestanti? Escluso l’autolesionismo, è tutto un blandirli, corteggiarli, cercare un qualsiasi modo di poter balzare alla guida di quei trattori. Badando accuratamente a farsi notare: «Ehi, sono qui con voi, mi vedete?!». Il tentativo di cavalcare la protesta è solare e se vogliamo pure comprensibile, soprattutto per chi va a caccia di consensi e di una rincorsa su avversari (o alleati…) che sembrano aver inesorabilmente preso il largo. Il problema è che qui non c’è letteralmente nessuno che osi almeno porre un argine e ricordare che, insieme a proteste condivisibili e comprensibili, ci sono gli interessi della comunità – intendiamo comunità dei cittadini europei, in questo caso – che meriterebbero almeno di essere considerati al pari delle rivendicazioni di chi ha portato i trattori per le strade. A Sanremo c’è il Festival e si farebbe qualsiasi cosa pur di non mettere a rischio una macchina milionaria. Nel resto d’Europa c’è la campagna elettorale alle porte: a giugno si vota e guai a passare neppure per un istante dalla parte del ‘cattivo’, indifferente al grido di dolore degli agricoltori. Pena pagarne un prezzo di pancia, nei sondaggi prima e nelle urne poi. Pazienza che questo giochino metta pesantemente a rischio alcuni dei capisaldi di quel New Green Deal che è stato a lungo il marchio di fabbrica della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen e abbracciato con entusiasmo da buona parte del gruppi parlamentari di Strasburgo. Tutto dimenticato, inseguendo un trattore. Viva un po’ di chimica: per la cura della terra, della qualità e del Green dovremo aspettare un po’ più del previsto. Cosa volete che sia. In tutto questo vi è una bella quota di cinismo: nessun governo, tantomeno la Commissione, crede di poter concedere neppure una buona parte di quanto chiesto dagli agricoltori scesi in piazza. Perché non ci sono i soldi e perché la transizione ecologica la si può rimodulare ma non cancellare come se fino a oggi avessimo scherzato. Nel mentre e in attesa di giugno si può blandire, promettere qualcosa (poco), invitare a Sanremo. Dubitiamo che chi protesta non se ne sia già accorto o non arriverà alle nostre stesse conclusioni entro la fine del Festival: a quel punto dovranno accettare il fatto compiuto o alzare la posta. Per la seconda ipotesi sarebbe però necessaria una forza che probabilmente questa protesta non ha. Non ce l’ha nei numeri, perché la stragrande maggioranza della ‘categoria’ non si riconosce in questi ‘rappresentanti’. Si veda la difficoltà a individuare dei leader o anche solo dei portavoce che abbiamo richiamato in apertura. Così, nel solco tracciato dall’immaginario aratro rischia di non restare proprio nulla, soltanto un buco. In questo caso nella terra e non nell’acqua, ma la sostanza è la stessa. di Fulvio Giuliani

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