SOS sanità: al pronto soccorso di Vigevano arrivano i braccialetti anti-aggressioni
Personale medico sanitario sotto attacco nei pronto soccorso: a Vigevano arrivano i braccialetti per le richieste di soccorso immediato
SOS sanità: al pronto soccorso di Vigevano arrivano i braccialetti anti-aggressioni
Personale medico sanitario sotto attacco nei pronto soccorso: a Vigevano arrivano i braccialetti per le richieste di soccorso immediato
SOS sanità: al pronto soccorso di Vigevano arrivano i braccialetti anti-aggressioni
Personale medico sanitario sotto attacco nei pronto soccorso: a Vigevano arrivano i braccialetti per le richieste di soccorso immediato
Personale medico sanitario sotto attacco nei pronto soccorso: a Vigevano arrivano i braccialetti per le richieste di soccorso immediato
Sanitari sotto attacco: a Vigevano arriva lo smart-watch per le richieste di soccorso immediato. A partire da quest’anno, infatti, il personale medico sanitario di stanza al pronto soccorso dell’Ospedale civile di Vigevano sarà munito di bracciali dotati di una Sim multi-operatore, microfono e altoparlante con un tasto SOS di colore rosso e un tasto verde, per rispondere a chiamate in entrata. Tramite questo braccialetto, in caso di emergenza l’operatore invierà un segnale a una sala di controllo collegata direttamente con le forze dell’ordine che potranno così intervenire tempestivamente. Dispositivi da trincea, dunque, che finiscono al polso di “soldati” che ogni giorno lottano per salvare vite umane. Che gli ospedali italiani siano diventati teatri di violenza ormai è un fatto acclarato e gli episodi di aggressione sono all’ordine del giorno. Da Nord a Sud la situazione sicurezza all’interno delle strutture ospedaliere e sanitarie va peggiorando di mese in mese e, in un sistema già stressato dalla penuria di risorse e di personale, necessita della dovuta attenzione.
L’Asst-Pavia sarà tra le prime aziende sanitarie a sperimentare questo nuovo sistema anti-aggressione promosso da Regione Lombardia a seguito delle sempre più numerose e incessanti segnalazioni di aggressioni fisiche e verbali ai danni del personale medico sanitario. Nell’ultimo documento, aggiornato al primo semestre del 2024, nelle strutture sanitarie lombarde si sono registrati ben 2349 casi di aggressione, in media 13 al giorno dei quali 6 volte su 10 a danno degli infermieri. Il pronto soccorso, data anche la sua natura emergenziale, risulta essere il reparto più pericoloso: in Italia nel 2023 ci sono state in tutto 12.321 aggressioni con una media di 33 casi al giorno. Un’escalation di violenza che sfocia sempre più spesso al di fuori del territorio ospedaliero minando la sicurezza degli operatori del 118 con un aumento dei casi pari al 38% negli ultimi 5 anni. Sempre a Pavia, con l’obiettivo di documentare questi episodi e al tempo stesso dissuadere gli eventuali aggressori, da alcuni mesi infermieri e medici di AREU (ex 118) sono equipaggiati con le bodycam, delle telecamere indossabili che possono essere attivate in caso di emergenza. L’iniziativa è parte di una sperimentazione cominciata su tutto il territorio lombardo lo scorso maggio con la distribuzione di 850 dispositivi.
I sindacati si dicono scettici sulla misura e chiedono che oltre a questi sistemi venga previsto un potenziamento della vigilanza o un presidio di polizia continuo e costante come avveniva in passato. Si tratta di un deterrente fittizio considerato che il 69% del personale medico-sanitario non denuncia, anche per una sfiducia generale nel sistema giudiziario. Il fenomeno, infatti, è molto più esteso di quanto si pensi e qualora non si prendano seri provvedimenti, specialmente in un momento di crisi nel quale le professioni sanitarie diventano sempre meno attrattive, la situazione potrebbe diventare irreversibile. Burnout, carenza di personale, mancanza di letti, problemi infrastrutturali e lunghe attese nei pronto soccorso che nel 49% dei casi si protraggono oltre le 8 ore massime stabilite dalle direttive ministeriali, non fanno altro che alimentare la tensione tra le corsie ospedaliere. Sono queste le conseguenze dopo un decennio di tagli sulla sanità che tra il 2010 e il 2020 ha perso 37 miliardi di investimenti e 25mila operatori. Nel Bel Paese mancano oltre 3mila medici di famiglia e di riflesso 7 italiani su 10 si recano almeno 3 volte l’anno al pronto soccorso, mettendo a dura prova l’accessibilità e la qualità stessa dell’assistenza. Per sopperire alle inadempienze del “caos sanità” infine si fanno strada i privati e dove le dimissioni volontarie, gli inevitabili pensionamenti, le fughe all’estero e i corsi di laurea che si svuotano contribuiscono a indebolire la fragile impalcatura del sistema sanitario nazionale bisogna intervenire per mettere i “superstiti” nella condizione di lavorare in sicurezza affinché la salute non si tramuti definitivamente in un bene di lusso.
di Angelo Annese
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