Suicidio Claudio Mandia: i giovani vanno ascoltati, non isolati
Non è con punizioni esemplari che si educano i giovani. Il caso di Claudio Mandia che si è tolto la vita in un college di NY dopo essere stato scoperto a copiare, come quello della ginecologa Sara Pedri devono essere un monito per “chi sta sopra”.
Suicidio Claudio Mandia: i giovani vanno ascoltati, non isolati
Non è con punizioni esemplari che si educano i giovani. Il caso di Claudio Mandia che si è tolto la vita in un college di NY dopo essere stato scoperto a copiare, come quello della ginecologa Sara Pedri devono essere un monito per “chi sta sopra”.
Suicidio Claudio Mandia: i giovani vanno ascoltati, non isolati
Non è con punizioni esemplari che si educano i giovani. Il caso di Claudio Mandia che si è tolto la vita in un college di NY dopo essere stato scoperto a copiare, come quello della ginecologa Sara Pedri devono essere un monito per “chi sta sopra”.
Non è con punizioni esemplari che si educano i giovani. Il caso di Claudio Mandia che si è tolto la vita in un college di NY dopo essere stato scoperto a copiare, come quello della ginecologa Sara Pedri devono essere un monito per “chi sta sopra”.
Pochi giorni prima del suo 18esimo compleanno, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, Claudio Mandia si è tolto la vita nella propria stanza dell’EF Academy, il college americano dove studiava. Il giovane di Battibaglia (Salerno) era stato espulso per aver copiato un test propedeutico al conseguimento del diploma e quindi indispensabile per accedere all’Università.
Se nulla si può recriminare sull’espulsione, molto c’è da dire sul metodo scelto per applicarla. Il regolamento dell’istituto prevede infatti che i ragazzi espulsi siano completamente isolati dagli altri studenti. Una sorta di decreto di allontanamento che di solito dura un giorno, ovvero il tempo necessario per dare allo studente la possibilità di fare le valigie e tornare a casa. Per Claudio l’isolamento è durato tre giorni, perché il ragazzo era in attesa dei genitori e delle tre sorelle dall’Italia per festeggiare la sua maggiore età…
Un traguardo che però non ha mai raggiunto. È stato trovato impiccato nella sua stanza. Stando al legale della famiglia “le misure primitive adottate sono state la causa diretta del suo suicidio”.
Le indagini lo diranno, ma non serve aspettarne l’esito per capire che in questa triste storia qualcosa non ha funzionato, con il buonsenso che ha lasciato spazio alla perdita della misura e a un cinismo che di insegnamento non ha nulla.
Fosse anche il test più importante della vita di uno studente, non si capisce bene come costringere un ragazzo di 17 anni all’isolamento e allo stigma degli altri sia una necessità, tanto meno un insegnamento.
Non si conosceranno mai tutte le intime ragioni che hanno spinto Claudio al suicidio, ma il suo gesto estremo è l’ennesima dimostrazione di come i giovani si sentano sempre più impotenti di fronte ai propri fallimenti, dimenticati dal mondo dei grandi e assorbiti dal mondo dei social, dove tutti ce la fanno. Attenzione però a non cadere nella facile tentazione di demonizzarli come responsabili di ogni male. In un mondo che corre, viene concesso sempre meno spazio a quelle pause necessarie e preziose per la crescita emotiva e psicologica dei più giovani, catapultati così in un mondo dove o ce la fai, o non sei nessuno. È questo il vero macigno che pende sulle loro vite.
DATI SUICIDI ADOLESCENTI IN EUROPA
In Europa ogni giorno circa 3 adolescenti si tolgono la vita, 1200 all’anno! Come emerge dal rapporto UNICEF presentato a ottobre scorso, 9 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 ai soffrono di disturbi legati alla salute mentale e il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani. In queste ore si è tornati a parlare di un altro caso che, seppur diverso, parla di fragilità e vessazioni. È quello della dottoressa Sara Pedri, la ginecologa forlivese di cui quasi un anno fa si persero le tracce. Aveva 32 anni e lavorava da tre mesi nell’Ospedale Santa Chiara di Trento. Al centro dell’inchiesta della Procura di Trento che vede indagati per maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione e disciplina ci sono l’ex primario Saverio Tateo, già licenziato, e la sua vice Liliana Mereu, trasferita. “Avevo paura, paura da morire. Mi sembrava di essere davanti a un tribunale militare, non a colloquio con il mio primario. Ne sono uscita distrutta”, racconta oggi al gip Enrico Borrelli una delle sei ginecologhe informate sui fatti. La professionista spiega di aver anche registrato il colloquio dopo aver visto “Una mia collega uscita dal faccia a faccia con il primario molto provata”. Anche la sorella di Sara, Emanuela Pedri, ha aggiunto, nel frattempo, nuovi dettagli sul metodo del terrore utilizzato in ospedale: “Quando Sara si è resa conto di non riuscire a reggere il clima che c’era al lavoro, si è convinta di essere lei il problema. Ci sono 110 testimonianze e 21 persone offese che raccontano disagi inascoltati e fatti oggettivi che hanno portato al licenziamento di un professionista”. Le storie di Claudio e di Sara devono essere un monito per tutti. Ci dicono in qualche modo che è ora di ridare ai giovani la possibilità di sbagliare, la libertà di fallire e un porto sicuro dove andare quando si cerca ascolto, prima che sia troppo tardi. di Giovanni PalmisanoLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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