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Taxi e corporazioni, licenza di futuro

La questione taxi è indifferibile. Unico punto su cui tutti i protagonisti della vicenda sembrano d’accordo; sul come, la situazione cambia
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Taxi e corporazioni, licenza di futuro

La questione taxi è indifferibile. Unico punto su cui tutti i protagonisti della vicenda sembrano d’accordo; sul come, la situazione cambia
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La questione taxi è indifferibile. Unico punto su cui tutti i protagonisti della vicenda sembrano d’accordo; sul come, la situazione cambia
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La questione taxi è indifferibile. Unico punto su cui tutti i protagonisti della vicenda sembrano d’accordo; sul come, la situazione cambia
La questione taxi è indifferibile. Unico punto su cui tutti i protagonisti di questa logorante vicenda sembrano d’accordo, mentre sul come si rincorrono le dichiarazioni di disponibilità e le idee più o meno realizzabili. Una sola la costante, alquanto deprimente per chi – come noi – ritiene che per migliorare l’efficienza e la convenienza di qualsiasi servizio offerto al pubblico l’unica strada sia la concorrenza. Oggi il ministro dei Trasporti Matteo Salvini terminerà il suo giro di incontri cominciato ieri con i rappresentanti di alcune delle più importanti cooperative del variegato mondo taxi. Nelle prossime ore vedrà i rappresentanti dei servizi Ncc (Noleggio con conducente), mentre nessuna convocazione – e la cosa lascia perplessi – è arrivata alla galassia dei servizi tramite app, vissuti come fumo negli occhi (eufemismo) da almeno una parte dei tassisti. Parlarsi, confrontarsi, ascoltare le posizioni altrui è sempre una bellissima cosa: sale della democrazia e presupposto per individuare un compromesso soddisfacente. Quello che trapela dalle stanze ministeriali è però un pacchetto di novità che sembra fatto apposta per non aggiungere un briciolo di concorrenza al servizio e finire per dare ancora più peso contrattuale e ‘politico’ alla categoria dei tassisti. Contro la quale nessuno nutre alcun preconcetto, antipatia e tanto meno ansia punitiva, ma che oggettivamente in questa lunga e sfibrante vicenda più volte ha finito per recitare un ruolo squisitamente corporativo. Se qualcuno nutrisse ancora dei dubbi, basterebbe andare a rileggersi le cronache di alcune corse a sindaco di Roma pesantemente influenzate dalle rivolte delle auto bianche. Tornando alle idee sul tavolo, come un fenomeno carsico sono rispuntate la proposta della doppia licenza in capo al singolo tassista e gli orari prolungati nei periodi di maggiore domanda. In entrambi casi, come intuitivo, ‘novità’ che avrebbero l’effetto di dare ancora più valore economico alla singola licenza, dal momento che ciascuna potrebbe consentire di mandare in strada due taxi e due driver. Se già oggi i tassisti quantificano il valore di una licenza in almeno 150mila euro (interpretando la cessione della medesima come un innaturale trattamento di fine rapporto), è facile immaginare cosa potrebbe accadere domani. Quanto all’estensione degli orari di guida, si resterebbe ovviamente su base volontaria e la misura rischierebbe di avere l’effetto di un pannicello caldo sui picchi di richiesta in città come Roma e Milano. Oltretutto, sarebbe opportuno chiedersi quanto si possa far guidare un’automobile nel traffico delle nostre grandi città senza portare a livelli intollerabili il livello di stress del povero tassista. Per tacere delle banali norme di prudenza legate all’umanissima stanchezza. Saremo anche cocciuti, ma continuiamo a pensare che l’unica soluzione realmente praticabile sia allargare il numero delle licenze, studiando il mercato e valutando quante siano necessarie caso per caso. Come già felicemente sperimentato a Roma e Napoli, è poi ora di finirla con l’inutilissimaguerrafra i taxi bianchi e i servizi modello Uber. Queste due città dimostrano che stringere accordi è non soltanto possibile ma estremamente conveniente. Si lavora, si guadagna tutti di più e al contempo si offre un servizio più efficiente a cittadini e turisti. Chi dovesse incaponirsi a condurre battaglie di retroguardia dovrebbe essere messo nelle condizioni di non poter esercitare ancora forme di vero e proprio ricatto sui colleghi decisi a sbarcare nel Terzo millennio. Non è obbligatorio essere d’accordo, ma non è tollerabile sabotare il futuro delle città italiane.   di Fulvio Giuliani

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