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Sottomarino Titan, ora basta con le critiche

Con la vicenda “Titan” le critiche non si sono fatte attendere, tra chi dice che “se la sono cercata” e chi parla dei soldi spesi. Ma le critiche da muovere sono altre
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Sottomarino Titan, ora basta con le critiche

Con la vicenda “Titan” le critiche non si sono fatte attendere, tra chi dice che “se la sono cercata” e chi parla dei soldi spesi. Ma le critiche da muovere sono altre
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Sottomarino Titan, ora basta con le critiche

Con la vicenda “Titan” le critiche non si sono fatte attendere, tra chi dice che “se la sono cercata” e chi parla dei soldi spesi. Ma le critiche da muovere sono altre
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Con la vicenda “Titan” le critiche non si sono fatte attendere, tra chi dice che “se la sono cercata” e chi parla dei soldi spesi. Ma le critiche da muovere sono altre
Sembrano proprio morti, chissà dove e chissà come. Se lo scafo è imploso sarà difficile pure trovare i corpi. Il tanto atteso lieto fine non c’è stato. Ieri è del tutto svanita ogni speranza di ritrovare vive le cinque persone a bordo del sottomarino “Titan”. Ci ritroviamo a sperare che per loro non sia arrivata una brutta, bruttissima morte, in giorni di panico e agonia. Dettagli che conosceremo, forse, soltanto se e quando verranno recuperati i resti del mezzo, lungo all’incirca 7 metri e costruito per esplorare il relitto del “Titanic” a 3.810 metri di profondità. In questi giorni il mondo è rimasto con il fiato sospeso seguendo le ricerche passo a passo, come accadde nel 2018 in Thailandia quando una squadra di calcio si avventurò imprudentemente in una grotta rimanendo bloccata per via delle abbondanti piogge. Quella volta finì bene e poco dopo la storia divenne anche un film. “Il Titan”, probabile, non diventerà mai un blockbuster. Sognavano di vedere il relitto più famoso del mondo da vicino, davanti ai loro occhi. Per questa emozione avevano sborsato 250mila dollari ciascuno. Soltanto un mese fa erano state pubblicate nuove immagini in 3D delTitanic” mai viste prima, che si andavano ad aggiungere al già ricchissimo repertorio sul tema. Ma per i cinque a bordo nel sottomarino (tre miliardari, il capitano e un esperto del più celebre naufragio della storia) le informazioni disponibili non erano mai abbastanza, tanto da spingerli a firmare una pila di fogli dove solo nella prima pagina la parola “mortecompare tre volte. Le critiche non si sono fatte attendere: «Se la sono cercata!», «Spendere quella cifra in un sol giorno per un capriccio», «Salire su un mezzo non certificato». Esternazioni tutte comprensibili da un lato, ma dall’altro vanno considerate la curiosità e la sete di conoscenza. Molle senza le quali l’umanità non avrebbe mai fatto progressi. Quasi tutte le scoperte sono state accompagnate da una dose di rischio, non di rado incalcolabile. Qualcuno si sognerebbe mai di criticare l’incoscienza di Ulisse? Avere molti soldi resta un privilegio e può anche comprensibilmente infastidire che qualcuno decida di spendere cifre da capogiro solo per vivere una giornata diversa dal solito. Ma è anche vero che proprio in una giornata simile è stata scoperta la tomba di Tutankhamon. Lo stesso si può dire di alcune spedizioni che ci hanno fatto conoscere i confini del mondo, come quelle sull’Everest e sul K2, tutte finanziate dai milionari di turno o indirettamente dai governi. Le critiche da muovere semmai sono altre. Non si può fare a meno di notare come la morte di 94 disperati nel naufragio di Cutro e di altri 600 in quello avvenuto nel Sud del Peloponneso sia stata trattata con un coinvolgimento e una emotività decisamente minori. Quelle persone che hanno perso la vita in mare erano soltanto numeri senza un volto. L’equipaggio del “Titan”, invece, ha dei nomi e un vissuto da raccontare. Come il miliardario inglese Hamish Harding: lo scorso anno era volato nello spazio sul “Blue Origin” di Jeff Bezos, deteneva anche il record mondiale di circumnavigazione più veloce della Terra passando dai due poli così come quello della discesa in un biposto nel punto più profondo del pianeta (10mila metri, nella Fossa delle Marianne). Harding, prima ancora che un miliardario, era un esploratore. È il minimo che possiamo riconoscergli, ora che non c’è più.   di Ilaria Cuzzolin

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