
Trent’anni dopo l’orgia giustizialista
Trent’anni fa, con l’arresto di Mario Chiesa, cominciava l’era di Tangentopoli. Da allora in Italia la giustizia non è migliorata. La riforma approvata di recente dal governo è un primo passo sulla via di un cambiamento profondo, ma la strada da fare è ancora lunga.
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Trent’anni dopo l’orgia giustizialista
Trent’anni fa, con l’arresto di Mario Chiesa, cominciava l’era di Tangentopoli. Da allora in Italia la giustizia non è migliorata. La riforma approvata di recente dal governo è un primo passo sulla via di un cambiamento profondo, ma la strada da fare è ancora lunga.
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Trent’anni dopo l’orgia giustizialista
Trent’anni fa, con l’arresto di Mario Chiesa, cominciava l’era di Tangentopoli. Da allora in Italia la giustizia non è migliorata. La riforma approvata di recente dal governo è un primo passo sulla via di un cambiamento profondo, ma la strada da fare è ancora lunga.
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Trent’anni fa, con l’arresto di Mario Chiesa, cominciava l’era di Tangentopoli. Da allora in Italia la giustizia non è migliorata. La riforma approvata di recente dal governo è un primo passo sulla via di un cambiamento profondo, ma la strada da fare è ancora lunga.
Gli anniversari stancano. Quello di Mani Pulite, perlomeno, stanca molto. Trent’anni fa, con l’arresto di Mario Chiesa, era il 16 febbraio, cominciava l’era di Tangentopoli e si faceva palese il declino di una classe dirigente che non aveva capito nulla del crollo del comunismo e del 1989, con la storia che aveva cambiato direzione. Un vento di moralità e di gogna pubblica per gli indagati (da considerare innocenti, come molti si dimostrarono) finì col decapitare la classe dirigente di un intero Paese che si ritrovò di colpo senza le sue élite.
Da allora in Italia la giustizia non è migliorata. Anzi. Se trent’anni fa era malata, oggi è malata terminale. La riforma approvata di recente dal governo è un primo passo sulla via di un cambiamento profondo ma la strada da fare è ancora lunga. In quel 1992 e negli anni immediatamente successivi, infatti, il protagonismo dei magistrati divenne un elemento di popolarità – oggi calata e di molto – fra gli italiani e le italiane.
I sondaggi non perdevano giorno per rilevare come la “gente” (una parola il cui successo nacque allora) fosse schierata con i giudici e contro i politici. Una popolarità che ha finito col confondere ancora di più i ruoli fra politica e magistratura, in un sistema già in profonda crisi. Parecchi anni dopo Tangentopoli, Francesco Saverio Borrelli, il capo del pool Mani Pulite di Milano ai tempi delle inchieste, tra le altre cose dirà: «Non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente per cascare in quello attuale». Come dargli torto.
di Jean Valjean
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