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Troppi ragazzi violenti, troppi adulti arroganti
Un gruppo di giovanissimi prende di peso un anziano e lo butta dentro un cassonetto, per postare il video su TikTok. Alcuni turisti si rifiutano di lasciare a una comitiva di disabili il posto loro assegnato in treno. L’esibizionismo social e il cattivo esempio.
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Troppi ragazzi violenti, troppi adulti arroganti
Un gruppo di giovanissimi prende di peso un anziano e lo butta dentro un cassonetto, per postare il video su TikTok. Alcuni turisti si rifiutano di lasciare a una comitiva di disabili il posto loro assegnato in treno. L’esibizionismo social e il cattivo esempio.
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Troppi ragazzi violenti, troppi adulti arroganti
Un gruppo di giovanissimi prende di peso un anziano e lo butta dentro un cassonetto, per postare il video su TikTok. Alcuni turisti si rifiutano di lasciare a una comitiva di disabili il posto loro assegnato in treno. L’esibizionismo social e il cattivo esempio.
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Un gruppo di giovanissimi prende di peso un anziano e lo butta dentro un cassonetto, per postare il video su TikTok. Alcuni turisti si rifiutano di lasciare a una comitiva di disabili il posto loro assegnato in treno. L’esibizionismo social e il cattivo esempio.
Un gruppo di giovanissimi prende di peso un anziano e lo butta dentro un cassonetto, per postare il video su TikTok. E un gruppo di turisti si rifiuta di lasciare a una comitiva di disabili il posto loro assegnato in treno. Napoli e Genova, adolescenti e adulti: il comune denominatore sono la prepotenza e il disprezzo dell’altro.
Da mesi si scandaglia il fenomeno delle baby gang, di questi minorenni violenti che si sentono padroni delle città e che rapinano e picchiano per guadagnarsi un po’ di celebrità in Rete. Poco più che bambini, sono quelli che si immortalano fieri e ridacchianti nel vergognoso video che li ritrae mentre prendono di peso un anziano per gettarlo dentro un cassonetto della spazzatura. Potremmo bollare il tutto come il frutto di una periferia disagiata, ma non è così. E non possiamo neanche continuare a dare la colpa alla pandemia, alla frustrazione accumulata durante il lockdown, altrimenti li trasformiamo in vittime. E non lo sono. Sanno perfettamente, nella stragrande maggioranza dei casi, che quello che fanno è sbagliato. Ma non gliene importa nulla. Perché si sentono dei ‘duri’, sui social i video delle loro ‘imprese’ fanno il pieno di visualizzazioni e questo per loro è quello che conta. Così guadagnano un po’ di visibilità, si avvicinano a certi loro idoli, quei rapper che a dodici anni hanno già reati alle spalle eppure in Rete paiono delle star.
D’altronde, se l’esempio deve arrivare dagli adulti c’è poco di cui stare allegri: lo dimostra quello che è successo in Liguria. Un treno vandalizzato, il vagone sostituito preso d’assalto dai turisti che pur di non perdere preziose ore di vacanza se ne fregano che un gruppo di disabili chieda di sedersi al proprio posto, peraltro debitamente prenotato. Se ne fregano anche se a invitarli ad alzarsi sono i poliziotti. Rivendicano il loro diritto a restare seduti, neanche fosse una questione di principio. Neanche fosse la loro personale battaglia contro i disservizi, contro i convogli in ritardo, contro le carrozze troppo affollate.
Siamo sempre contro qualcosa o qualcuno, invece di occuparci di tutelare chi è più fragile. C’è da sentirsi in imbarazzo per loro, che avranno pure fatto la loro bella gita ma hanno costretto ventisette persone con disabilità a dover prendere un pullman, invece di lasciare loro il posto. Smettiamola quindi di trattare i giovani come fossero altro da noi, come se non fossero la perfetta fotocopia di molti adulti. Con la differenza che un ragazzino forse ha tempo per capire, per cambiare. Per imparare dai propri errori. Chi è già cresciuto ne ha molto meno.
di Annalisa Grandi
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