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Turismo più caro

Estate 2023: secondo gli albergatori, il mix tra potere basso d’acquisto dei salari e i costi per i trasporti sono la causa del mancato record di presenze italiane
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Turismo più caro

Estate 2023: secondo gli albergatori, il mix tra potere basso d’acquisto dei salari e i costi per i trasporti sono la causa del mancato record di presenze italiane
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Turismo più caro

Estate 2023: secondo gli albergatori, il mix tra potere basso d’acquisto dei salari e i costi per i trasporti sono la causa del mancato record di presenze italiane
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Estate 2023: secondo gli albergatori, il mix tra potere basso d’acquisto dei salari e i costi per i trasporti sono la causa del mancato record di presenze italiane
Oltre il 70% in meno di prenotazioni in Sardegna. Fino all’87% in Versilia. Il calo generalizzato è del 15%, in alcune località la contrazione si arrampica fino al 30%. Non che non si fosse inteso o che se ne sia discusso poco, ma il caro prezzi sta producendo discreti danni al turismo interno. Almeno quattro miliardi di euro è il conto approssimativo sulle spalle degli italiani, i dati sono stati raccolti da Vamonos Vacanze, il tour operator italiano specializzato in vacanze di gruppo e per single.
 
Un pacchetto di numeri che certifica la crisi italiana, a vantaggio di Francia, Grecia e Spagna, che restano ovviamente i principali competitor (con tutto il dovuto rispetto all’Albania) a livello turistico. Aumento del tutto sproporzionato dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) soprattutto sul versante dei trasporti (+10%), poi servizi e ristorazione (+7,5%). I dati negli altri paesi sono decisamente più contenuti. Dei costi assai più contenuti per le vacanze in Albania si è letto. I prezzi più bassi richiamano più turisti anche in Egitto, in Europa va forte il Montenegro ma la Spagna regge, poi cresce anche la Tunisia. Mentre il cambio favorevole dello yen lancia il Giappone. Il calo generalizzato del 30% rilevato da Vamonos Vacanze coincide con le cifre prodotte da Federturismo, un paio di settimane fa. Avrebbe dovuto essere l’estate dei record, decaduti anche gli ultimi residui della pandemia, ma il turismo arretra. Caro ombrelloni, caro voli, caro ristorante, caro gelati, ora anche caro benzina, con il diesel che va oltre i due euro per litro anche al self service. Quei due euro messi sul conto per dividere un toast sul lago di Como (la foto è finita sull’app di Tripadvisor) sono solo una delle fotografie dell’estate italiana dai costi a cinque stelle che hanno costretto a casa circa tre milioni di persone.
 
E poco regge davvero la motivazione del caro prezzi legata alla corsa dell’inflazione. Si è preferito disegnare un tipo di turismo più caro, disegnato sulle tasche (più gonfie) degli stranieri.
 
Infatti gli stranieri ci sono, eccome. E anche le città d’arte tengono il passo. Mancano invece i pienoni sulle spiagge, mancano soprattutto gli italiani in spiaggia. Secondo gli albergatori, il mix tra potere basso d’acquisto dei salari e i costi per i trasporti sono la causa del mancato record di presenze. Forse (anche senza forse) andrebbe aggiunta la speculazione che ha prodotto prezzi record, da Nord a Sud. Chi vigila, Mr Prezzi? O è anche lui in ferie?
Di Nicola Sellitti

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