
Meditare sulla meditazione
Meditare sulla meditazione
Meditare sulla meditazione
Secondo uno studio di YouGov del 2020, un italiano su cinque medita. Più della metà di queste persone si è avvicinata alla pratica meditativa durante il primo lockdown e, visti gli effetti positivi, ha deciso di continuare. Un terzo di loro ha cominciato a meditare grazie a una app sullo smartphone.
Quando si parla di meditazione è facile fare di tutte le menti un fascio ma mentre è ormai assodato che tutte le pratiche apportano benefici, è importante ricordare che ci sono diverse tipologie di meditazione, che sono molto diverse tra loro e che agiscono in modo differente sul nostro cervello. Quella in assoluto più studiata dal punto di vista scientifico – più di 700 ricerche nel mondo effettuate da istituti indipendenti – è la meditazione trascendentale. La più studiata ma non la più popolare, viste le peculiarità attraverso cui viene insegnata e tramandata. Inventata nel 1955 in India da Maharishi Manesh Yogi, un fisico e mistico indiano che voleva ideare una pratica accessibile a tutti e non più solo ai sacerdoti, la meditazione trascendentale diventò molto popolare negli anni Sessanta grazie ai Beatles che ne rimasero affascinati ed è tornata alla ribalta grazie a David Lynch che ne è un grande estimatore.
A differenza di altre tipologie meditative – come la più popolare mindfulness (che si basa sul monitoraggio aperto del pensiero o sull’attenzione focalizzata) oppure la meditazione zen (che implica un grande sforzo di concentrazione) – quella trascendentale si pratica senza fatica, consentendo alla mente e al corpo di acquietarsi in una condizione di profondo riposo. Si tratta di una tecnica facilmente appresa anche dai bambini, che non comporta alcun cambiamento di vita o adesione a una particolare filosofia o religione ma soltanto una pratica costante per venti minuti due volte al giorno. I suoi benefici sono diversi e vanno da quelli più psicologici – con diminuzione dei sintomi ansiosi o depressivi – a quelli più fisiologici, come l’effetto protettivo da attacchi di cure, ictus o decessi.
La meditazione trascendentale non si può però apprendere da una app, da un libro o durante un corso di gruppo. Si tratta di una tecnica acquisita individualmente solo da insegnanti qualificati, che si diffonde grazie al passaparola e ha un costo piuttosto elevato se paragonato a quello della vipassana o della mindfulness proprio perché passa attraverso un insegnamento personalizzato. Chi pratica tanto la mindfulness quanto la meditazione trascendentale riferisce che mentre la prima è una sorta di allenamento cerebrale allo stare nel momento, la seconda è un po’ come “mandare in vacanza” il cervello. Una ha effetti immediati sulla consapevolezza, l’altra permette di arrivare a calmare la mente attraverso la “trascendenza”.
Come per qualsiasi altra disciplina, vale insomma la pena di informarsi bene e – valutati costi e benefici – scegliere quella che si avverte più vicina al proprio sentire.
Di Maruska Albertazzi


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