Si tiene in questi giorni a Roma il W20 Summit, la sezione del G20 dedicata alle donne e all’uguaglianza di genere organizzato dalla presidente Linda Laura Sabbadini, ma quanti di noi ne conoscevano l’esistenza?
La decisione di costituire un capitolo a parte nasce sei anni fa durante il G20 a Brisbane, in Australia, per ovviare alla scarsa rappresentanza di donne. L’obiettivo infatti è quello di discutere e proporre soluzioni alle questioni più urgenti che riguardano l’emancipazione sociale, economica e politica delle donne.
Composto da una rappresentanza tutta al femminile, con personalità provenienti dai venti paesi più industrializzati, il Women20 costituisce una reale opportunità di cambiamento ai vertici, indicando non solo la direzione da seguire ma anche proposte e strategie concrete per attuarlo. Questa sezione però non gode di autonomia decisionale: il documento finale redatto dal W20, dovrà essere approvato dalla presidenza italiana del G20.
Quest’anno al vertice del G20 saranno presenti solamente due donne: Ursula Von der Leyen e Angela Merkel.
Citando la Von Der Leyen “Al prossimo vertice del G20 a Roma potrei essere l’unica donna del gruppo. Non potrebbe esserci un promemoria migliore di quanto sia ancora lunga la strada verso la parità di genere”. Affermando poi che l’Ue intende “colmare il gap dell’uguaglianza di genere del 50% entro il 2030”.
Questo tipo di iniziative sono necessarie se si vuole che un giorno la questione femminile smetta di essere un problema. Basti pensare a quanto sia complesso per una donna conciliare maternità e lavoro. Lo dimostra, ancora una volta, la situazione post pandemica con una percentuale di disoccupazione femminile del 70%. Donne che hanno perso il lavoro a causa della pressione sociale alla quale sono state sottoposte. Madri in home working che hanno riportato risultati lavorativi inferiori magari perché in quello stesso luogo, la casa, hanno dovuto gestire ben altro.
Ecco però arrivare un raggio di luce, una piccola speranza: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che vede tra gli obiettivi anche l’aumento dell’occupazione femminile. Tra le misure individuate, circa 4,5 miliardi di euro agli asili nido e alle scuole per l’infanzia. Un aiuto concreto ma che ancora una volta considera la donna l’unica a doversi occupare dei figli.
Il lavoro part time riguarda il 73,2% delle donne ed è involontario nel 60,4% dei casi.
Parità di genere significa pari opportunità. Finché alle donne non verrà concessa un’identità come individui, verranno sempre e solo prese misure per sostenere una mentalità retrograda che vede la donna come una balia e non come un membro potenziale per la società. I redditi guadagnati dalle donne nel mondo del lavoro sono ancora inferiori del 15% rispetto a quelli degli uomini. Non si può più permettere che questo accada, non si può più ignorare né rinviare: bisogna agire.
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